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20 novembre 2024

La taverna dell'Ornitorinco, che a Fiume divenne luogo d'incontro dei dannunziani più scalmanati

Nei sedici mesi dell'avventura dannunziana una piccola locanda sul porto diventò il ritrovo dell'ala più estrema, futurista, visionaria ed eversiva dei giovani legionari fiumani che impazzavano in città.
Con il numero 1 il modesto edificio di tre piani fuori terra che ospitava il cenacolo dei legionari ammessi nel cerchio magico di D'Annunzio. Con il 2 il Palazzo Modello e con il 3 l'ingresso al Corso, il salotto di Fiume.
Al numero 5 di Adamiceva Ulica c'è ancora l'edificio di tre piani fuori ter-
ra costruito in zona portuale negli anni '70 del 1700. Un secolo e mezzo
dopo qui c'era la taverna "Al Cervo d'Oro", un locale da angiporto che i
legio
nari più esaltati e ben introdotti nel cerchio magico di D'Annunzio
eles
sero a loro sede informale.
Questa taverna con camere fu scoperta una sera d’autunno da Ludovico Toeplitz che si era perso nei vicoli della città vecchia. Aveva un nome altisonante, "Il Cervo d’Oro", e pochi locali male arredati, tavoli poveri, pareti annerite.
I più insofferenti e più filibustieri avevano iniziato a frequentare il Cervo d'Oro poi la ribattezzarono sul campo dei bagordi e degli eccessi. Divenne così "L'ornitorinco".
Ci andavano personaggi come Guido Keller, Giovanni Comisso, Leone
Kochnitzky, Ludovico Toeplitz, Mario Carli e da ogni sorta di sognato-
ri, cocainomani, disadattati e umanità varia di entrambi i sessi. Ci anda-
va anche Gabriele D'Annunzio e Luisa Baccara. Qui il Vate mangiava
il famoso risotto di scampi e beveva il "Sangue Morlacco" dei Luxardo.

Scriverà Giovanni Comisso: “All’Ornitorinco il Sangue Morlacco riceve
la sua denominazione. Innocuo Sherry Brandy, discretamente appiccico-
so, estremamente discutibile, sotto nessun aspetto il liquore si merita tan-
to nome; sennonché un giorno un quotidiano britannico rese di pubblica
ragione come D’Annunzio fosse “un tiranno barbaro che succhiava il san
gue dei Morlacchi”. La trovata ci tenne allegri e il Comandante impose
di nuovo il nome al falso Sherry Brandy”
.
👉"Sarebbe una bettola da dimenticare, se non servisse un ottimo risotto agli scampi. Ludovico Toeplitz ci porta gli amici della Segreteria speciale, che decidono di farne il loro covo. Sarà un’oasi libera dalla disciplina e dal Palazzo. Si fanno riservare una saletta al primo piano, la decorano con tappezzeria di cotonina rossa, candele, rami d’alloro. Keller sceglie come centrotavola un ornitorinco impagliato, saccheggiato in qualche museo di storia naturale. Sostiene che potrebbe essere il simbolo del Comandante: «Ha una corazza eburnea spoglia di peli come la tua testa», gli dice. L’insolenza e l’idea di un circolo indipendente piacciono a d’Annunzio, che ribattezza il locale «La taverna dell’Ornitorinco» e ci va spesso, per fuggire dall’«atmosfera deprimente della caserma carica di invidie e pettegolezzi». Qui è libero di scherzare, ridere, incontrare giovani esaltati e ragazze esaltanti. Intorno alla saletta e ai frequentatori

19 giugno 2024

Il Caffè Fantoni di Villafranca, vicino al Garda

Liberty, trendy e dannunziano, raffinato e modaiolo, un locale sempre pronto nel seguire l'aria che tira e che inventò pure l'«Acqua di Fiume».
Questo celebre caffè di Villafranca fu aperto nel 1842, quando la cittadina faceva ancora parte del "quadrilatero militare" ed era ancora austriaca. Un luogo che non sfuggì alle sensibili antenne estetiche e affaristiche del Vate...


Dedica autografa di D'Annunzio su carta intestata della Reggenza del Carnaro, durante l'occupazione di Fiume.
Locandina dell'epoca che vanta le qua-
lità dell'"Acqua di Fiume".
Il fondatore era stato Giovanni Fantoni, cioè il creatore della ricetta nonché della forma delle celebri sfogliatine di Villafranca. A Giovanni succedette il nipote, il cavalier Marcello Fantoni, che aveva imparato dal nonno l'arte della pasticcieria.
👉Marcello, che era uomo di grande fantasia, era riuscito in quegli anni a mettere d'accordo  l'irredentismo con i dolci peccati di gola. Infatti, mentre attorno a Villafranca si snodavano l'epopea e la retorica del Risorgimento, il signor Fantoni (suddito austriaco) sfornava la "Torta della pace" per l'armistizio di Villafranca del 1859 ed i " Biscotti Umberto", con un occhio di riguardo verso il principe piemontese di casa Savoia che si era battuto sul Quadrilatero.
👉Sempre lui, ma stavolta rivolto ad una italianità decisamente più nazionalista che guardava a Gabriele D'Annunzio e ai suoi legionari fiumani, distillò "l'Acqua di Fiume", creata per celebrare l’impresa di D’Annunzio del 1919, un liquore che venne esaltato dall'interessato in una sua lettera: "limpida e leggera come quella che dal Carso scende ad alleviare l'ardore della città Olocausta", come scrisse lo stesso poeta al cavalier Marcello nel 1921, poco prima della "marcia su Roma".
Il rinomato "Caffè Fantoni" sul corso principale di Villafranca veronese.
👉Negli anni successivi, che furono quelli del fascismo trionfante, il modaiolo e sempre più allineato Caffè di  Villafranca, fece uscire dalla sua cucina nuove opportunistiche creazioni: i "Biscotti della Libia", la "Focaccia Jolanda", l'elisir al mandarino "Mikan-shu" e l'amaro "Cochinchin".
👉In generale la fama e i successi del Caffè Fantoni; soprattutto nei primi decenni del Novecento, non furono dovuti soltanto alla qualità dei suoi prodotti, che pure c'era, ma anche all'astuzia di chi li creava, ammiccando di volta in volta agli avvenimenti storici e soprattutto al regime del tempo, insomma adattandosi prontamente "all'aria che tira". Una creatività indifferente ad ideali e convinzioni politiche e pronta ad adeguarsi, come l'acqua che prende la forma della caraffa.


24 febbraio 2023

La casa degli emigranti a Fiume

Negli anni della belle époque Fiume era famosa per i suoi alberghi, ma nessuno ricorda che il più grande di tutti era l'«Hotel degli Emigranti».
"Si chiamava Casa Emigranti. Dal 1904 al 1906 Fiorello La Guardia, Agente Consolare, li controllava perchè non partissero malati. Erano solo Ungheresi con obbligo di imbarcarsi a Fiume che ne aveva avuto il monopolio per legge. Navi della Cunard Line di Liverpool furono noleggiate tra cui la "Carpathia". Le partenze degli emigranti terminarono con la guerra del 1914." (Rodolfo Decleva)
L'ex Albergo degli Emigranti visto in Google Street View. Vedi
anche il sito lokalpatrioti-rijeka.com.
Si trovava lungo la vecchia "Strada Industriale" (che oggi si chiama "Ulica Milutina Barača") all'altezza del Porto Petroli, in zona industriale. Una grande struttura che era piuttosto un ostello, un ricovero che ospitava fino a 1.500 persone nelle sue camere da otto letti, e serviva agli emigranti che andavano in America. Negli anni della belle époque erano 50.000 all'anno
Una cartolina dell'epoca con l'Albergo degli Emigranti a sinistra.

le persone che emigravano nelle due Americhe partendo da Fiume e a un bastimento transatlantico attraccava nelle immediate vicinanze dell'hotel (fuori da occhi indiscreti, dunque...). In quegli anni giungevano qui ogni giorno un fiume di emigranti dai paesi dell'Europa centrale, in attesa in quarantena di documenti per andare in America.
Si affacciava sulla Via Industriale, all'altezza del Porto Petroli.

Un po' di storia (da un post di Rodolfo Decleva):
👉"L'emigrazione dall'Austro-Ungheria avveniva principalmente attraverso i porti di Amburgo e Bremerhaven, seguiti da Rotterdam, Anversa, Le Havre, Fiume, Trieste e Genova ed aveva avuto inizio nel 1880. La significativa emigrazione della popolazione, in atto intensamente dal 1880. Il governo austro-ungarico a pensare all'introduzione di una linea di navi da Fiume
Un piroscafo della Cunard Line ormeggiato a Fiume.

all'America all'inizio del XX secolo. Il primo piroscafo salpò da Rijeka (e Trieste) per New York alla fine del 1903. Dal 1903 al 1914 circa 320.000 emigranti viaggiarono da Fiume verso l'America.
👉Da dove venivano gli emigranti austro-ungarici? Principalmente dalle regioni più povere dell'Impero, e cioè dalla Galizia, dalla Bucovina, dalla Dalmazia e dall'Istria.
Manifesto della Cunard Line.
Queste regioni erano anche le più colpite dal fenomeno dell'emigrazione interna, cioè da un territorio all'altro dell'impero. 
👉Ecco spiegato succintamente perché a Fiume esisteva una "Casa d'Emigrazione": si trattava di una struttura di transito per le decine di migliaia di persone che da lì s'imbarcavano ogni anno per le Americhe. L'ostello era stato costruito nel 1906 e si trova nella periferia occidentale della città, non lontano dalla stazione ferroviaria, lungo la costa. È un enorme edificio lungo 160 metri, tirato su con capitale ungherese secondo i progetti di Szilard Zielinski,
modernamente dotato di ventilazione e illuminazione elettrica.
👉L'esperienza decennale dei porti europei nelle operazioni di transito degli emigranti in
Un certificato azionario della Cunard Line.

attesa di imbarco per l'America, mise a punto un modello molto chiaro di "hotel per emigranti". A quel tempo, il rifugio esemplare per gli emigranti era Ballinstadt ad Amburgo. Tre anni dopo da che Rijeka divenne un porto per emigranti, il Ministero dell'Interno assunse Szilard Zielinski, uno degli ingegneri più importanti dell'Ungheria, per progettare un ostello per emigrati a Fiume. Una costellazione di architetti e ingegneri di Fiume ha studiato con il professor Zielinski al Politecnico di Budapest, e poi hanno lasciato il segno sul futuro sviluppo della città sul fiume. Nell'opera professionale del prof. Zielinski prevede anche il primo utilizzo di una struttura in cemento armato del tipo Hennebique nell'area della nostra regione. È considerato l'antenato degli edifici proto-razionalisti in quella che allora era l'Ungheria, e quindi a Rijeka.
L'hotel degli emigranti è stato concepito come un edificio moderno, per poi entrare nell'avanguardia della costruzione strutturale in cemento armato. Allo stesso tempo, ha elementi Art Nouveau nelle sue determinanti decorative. In questa zona d'Europa, era l'unica struttura appositamente costruita per gli emigranti. Si caratterizza, soprattutto per quell'epoca, per l'elevato livello di comfort e servizi contenuti nella struttura. L'edificio si trova vicino alla stazione ferroviaria e al molo da cui sono saliti a bordo della nave, nell'odierna via Industrijska.
👉All'arrivo in albergo, gli emigranti sono stati esaminati a fondo nei dispensari, vestiti e bagagli sono stati lavati e disinfettati, e solo allora si sono recati nelle loro stanze.
L'hotel disponeva di un'ampia sala da pranzo, una cucina ben attrezzata e servizi accessori, e verande rivestite in vetro che fungevano da passeggiate e spazio per socializzare. Un terrazzo molto ampio permette di stare all'aperto. Aveva anche una serie di altre strutture come una drogheria, un tessuto, una tabaccheria, una banca e un ufficio postale.
👉Le partenze avvenivano ogni secondo venerdì del mese con una media di 2000 passeggeri. In considerazione che l’emigrazione era in continuo aumento e che sempre più gente arrivava a Fiume, il Comune costruì col finanziamento ungherese l’Albergo Emigranti capace di ospitare 2000 emigranti. Dentro l’Albergo c’era anche il servizio Medico, di cui faceva parte anche il famoso Fiorello La Guardia - Agente Consolare americano - per impedire alla gente malata di imbarcarsi- sicuramente destinata ad essere respinta ai severi controlli a Ellis Island.
👉Ma il periodo dell'emigrazione volse al termine con l'inizio della prima guerra mondiale. L'hotel rimase in funzione fino al 1914, dopodiché fu trasformato in ospedale. Nell'ultimo mezzo secolo ha avuto una funzione industriale."

Nota: l'era d'oro degli hotel é stata quella antecedente la prima guerra mondiale, quando nel centro cittadino vantava ben 20 hotel, cioé cinque volte più di oggi.

28 maggio 2022

Il vecchio Hotel Royal sul Corso di Fiume

E' stato progettato nel 1906 dall'architetto Emilio Ambrosini di Trieste.
I piani superiori mantengono il loro aspetto liberty originario. Dal 2015 la
proprietà  è passata alla Contea mentre fino ad allora era in comproprietà
con altri enti pubblici. Mantiene il suo aspetto originario.
Il proprietario del Royal Hotel era il ricco industriale e commerciante  di tessuti Francesco Rauschel. Dopo diversi cambi di proprietà e dopo la WW2 l'albergo venne riaperto come Hotel Zagreb.
👉Oggi i quattro piani superiori sono la sede della Contea Primorje-Gorski Kotar mentre i due piani bassi sono ancora una volta occupati da un negozio alla moda, com'è stato nella tradizione di questo hotel liberty fin dagli inizi.
La destinazione commerciale dei primi due piani è una tradizione inaugurata dal proprietario, che affittò i primi due piani ad un negozio di mode del ricco mercante Papetti, in una posizione invidiabile sulla Promenade.
Gli interni in una foto d'epoca, con la facciata rivolta sul Corso cittadino. L'albergo era compreso tra il Corso e l'attuale via Adamiceva, già via Garibaldi (tutte le foto d'epoca sono tratte dal sito lokalpatrioti-rijeka.com). 

23 novembre 2021

L'antico ristorante Al Tiglio-Pri Lipi a Basovizza

E' una lunga fascinosa storia quella della "Civica Osteria", la trattoria comunale di Basovizza (ora privatizzata)...
Agli inizi del '900 (foto da "Misteri & Meraviglie del Carso", Gruppo FaceBook) le "osterie sociali" erano una istituzione legata alla tradizione, tipo le patate en tecia coi Würstel e la rossa ajvar. Il posto é tutt'oggi in servizio.

La trattoria "Al Tiglio" o "Tri Lipi". L’edificio della civica osteria risale al
lontano 1743, cioè al terzo anno di regno dell'imperatrice Maria Teresa.
Basovizza era un importante crocevia di strade.
Per questo motivo il Comune di Trieste realizzò a proprie spese un edificio con funzioni di osteria, provvista di un cortile al quale si accedeva da un ingresso munito di portone. Nel cortile si affacciava anche la stalla e soprattutto la cisterna d’acqua potabile.
👉Il Comune diede in affitto l'intero compendio. Tra le clausole contrattuali troviamo l’obbligo di non vendere “vino veneto” e permettere agli abitanti di Basovizza l’uso dell’acqua della cisterna, che del resto era stata realizzata a spese della comunità.

25 settembre 2021

Il Buffet Panorama di Ustrine, ospitato nei locali della vecchia scuola "Regina Elena"

La vecchia scuola elementare costruita dagli italiani era intestata ad Elena di Montenegro, la moglie del re che consegnò l'Italia al fascismo.
Il "Buffet Panorama" di Ustrine (isola di Cherso/Cres), con la sua simpatica aria dopolavoristica.
Sorge piuttosto isolato, nella parte alta di Ustrine, borgo che più in basso
dispone di un'ampia baia, dirimpettaia del monte Ossero/Osorscica.
L'Istria era una terra povera e ancor più le isole. Qui il regime fascista investì molto, più di quanto ne ebbe in termini di ritorno economico.
👉Mussolini si impegnò a fondo perché la questione era ideologica: non poteva ammettere che queste "terre da sempre italiche" fossero abitate da genti che parlavano lingue ibride e che nella loro lunga storia avevano troppo spesso mostrato di preferire gli Asburgo ai Savoia.
Il Buffet Panorama é un ristorantino senza pretese, insomma uno di quelli che non se la tira, e dunque propone i calamari alla griglia, il piatto povero per eccellenza, e per me va bene. I calamari funzionano anche come deterrente contro i modaioli colla puzza al naso, quelli che "ma come, la solita blitva, le solite patatine fritte?".

2 aprile 2021

La semplice Konoba Batelan, sulla costa liburnica

A Brsec, il piccolo borgo della costa liburnica, c'è una certa trattoria.
Il portico esterno della modesta Konoba Batelan a Bersezio/Brsec.

Ed é un simpatico posticino senza pretese nel centro di un tranquillo centro abitato posto a fianco della litoranea Rijeka-Opatija-Plomin, tra il Monte  Maggiore e il mare del Quarnerolo.
👉Brsec é un piccolo borgo di antica origine medioevale che oggi conta appena 150 abitanti: si trova su un ciglione roccioso a picco sul Quarnerolo, a 150 metri di altezza sopra il mare.

I 150 abitanti dell'antico borgo di Brsec dispongono di un simpatico mini-market. D'estate sono aperti la trattoria Batelan ed una pizzeria. La Konoba Batelan serve piatti tradizionali (qui calamari grigliati con blitva e pesce spada con patate lesse) ma anche carni stile street-food. 



25 ottobre 2020

Il rifugio "Duchessa d'Aosta" alla sella di Poklon (già "Schutzhaus Kronprinzessin Stephanie")

La storia di questo rifugio alpino iniziò nel 1887, quando venne inaugurato e dedicato alla  asburgica Kronprinzessin Stephanie.
Una cartolina postale dipinta del 1909 con la scritta "Gruss vom Kronprinzessin Stephanie Schutzhause - Monte Maggiore - 950 m. Spitze 1396 m." Sullo sfondo il profilo dell'isola di Cherso. Siamo alla Sella di Poklon.

Nel 1912 il rifugio passò al Club Alpino Fiumano (che aveva partecipato
alla sua fondazione) e più tardi, con il passaggio all’Italia cambiò ovvia-
mente nome e divenne "Rifugio Duchessa d'Aosta". Seguì un periodo tor-
mentato e instabile.
Stiamo parlando di Stefania di Sassonia-Coburgo (1864-1945), la moglie di quel Rodolfo d'Asburgo che si sarebbe suicidato solo due anni dopo a Mayerling assieme alla giovane amante Maria Vetsera.
Biglietto da visita del rifugio.
👉Venne realizzato attorno al 1887 grazie all'impegno della associazione Österreichischer Touristen Club ma la Kronprinzessin Stephanie lo visitò solo molto più tardi, nel 1907. Tutt'oggi nella reception viene conservata una foto in bianco e nero che porta la scritta "Kronprinzessin Stephanie - Schutzhaus am Monte Maggiore 965 m".
👉All'inizio del 1930, al fine di sostenere l'economia, era stata istituita la "Zona Franca del Carnero" e più tardi, venne anche l'esenzioni fiscale sui primi 25 litri di benzina. Ebbe così inizio un'attività di contrabbando che sfruttava i vecchi percorsi medioevali e i
A sinistra l'edificio del rifugio e a destra della bandiera la bassa casermet-
ta della Guardia di Finanza costruita negli anni Trenta.
sentieri dei pastori che passavano dalla sella di Poklon diretti nella Ćićarija.
👉Il contrabbando richiamò a Poklon la Guardia di Finanza che costruì una caserma proprio di fronte al rifugio, accanto all'attuale capanna sociale del club alpino croato "Na Poklon", che fu realizzata dalla compagnia alpini di Abbazia e inaugurata nel 1965.
Lo storico gestore del rifugio, Antonio Adriani, in una foto scattatatra le
due guerre, che lo ritrae a accanto al dannunziano e fascista Host Venturi.
Durante la WW2 Adriani collaborò con i partigiani e il suo rifugio venne
bruciato dai nazi-fascisti nel 1944. Adriani venne fucilato dai nazisti.
 
👉Il gestore del rifugio fu per lunghi anni Antonio Adriani, un tirolese che ricoprì la carica fino al 1944 quando i nazisti bruciarono l'edificio per rappresaglia verso la sua collaborazione avuta con i partigiani di Tito dopo l'8 settembre del 1943.
👉Negli anni del dopoguerra l'edificio fu ricostruito in una posizione arretrata di qualche metro verso monte, liberando così lo spazio dove oggi si trovano il belvedere e il parcheggio.
👉 Il nuovo rifugio era gestito dalla Società di Ristorazione per l'Istria, ma dopo qualche anno, in quanto non redditizio, venne ceduto alla Associazione Alpinistica "Opatija", che lo riaprì il 5 ottobre 1958. Nel 1962 venne sottratto agli alpinisti e divenne un albergo.

Il vecchio rifugio alpino era situato dove ora si trova il parcheggio, tra la croce e l'attuale Pansion Učka, che a volte viene scambiata per il vecchio rifugio, che invece non c'è più. C'è invece, accanto ai resti della casermetta della Guardia di Finanza, l'edifico dell'attuale rifugio "Poklon", inaugurato nel 1965 e tutt'ora gestito dalla Associazione Alpinistica "Opatija".







21 agosto 2020

L'antico "Caffè Marittimo" di Cherso

Buffet Marittimo - Picture of Buffet Marittimo, Cres - Tripadvisor
Ecco l'aspetto odierno di questo storico locale affacciato sul mandracchio.
Oggi si chiama "Buffet Marittimo" eppure è sempre lui, affacciato direttamente sopra il mandracchio. Questo antico locale carico di storia resiste impavido al passare degli anni.
Attualmente si è riciclato come ristorantino alla moda, e probabilmente non aveva modo diverso per sopravvivere ai tempi mutati. Dicciamo che va bene così.
Piazzato ai bordi del mandracchio maggiore, l'antico "caffè" ha mutato il suo nome in "buffet", come a Trieste sono chiamate le trattorie popolari, un po' più di un bar e un po' meno di un ristorante.

23 febbraio 2020

Il ruspante Dopolavoro (ex Trattoria Peruzzi) sul Monte Maggiore di Fiume/Rijeka

Questa trattoria nazional-popolare merita tutta la notorietà di cui gode e mantiene nel nome la memoria storica delle proprie origini italiane.
Si trova alla Sella di Poklon, sulle pendici del Monte Maggiore di Fiume, oggi monte Ucka, a ben mille metri di quota sul mare. Dai suoi pressi si diparte la stradina asfaltata chiusa al traffico privato che porta alla cima del Monte Maggiore. A piedi è una passeggiata d'un paio d'ore.    (foto di J. Uckermann)


👉Fu inaugurata nei lontani anni Trenta del '900 dalla famiglia Peruzzi, durante il ventennio di "occupazione" italiana (fascista, in verità) di queste terre, che tra occupazione de facto e annessione de jure si protrasse dalla fine della WW1 alla fine della WW2.
👉Il "Restoran Dopolavoro" di oggi altro non è che la vecchia trattoria dei Peruzzi nel bosco sotto la cima pelata del Monte Maggiore, e tutti continuano anche oggi a chiamarla col vecchio nome abbreviato di "Dopolavoro".
👉Il "Dopolavoro" era ed è famoso per i piatti di cacciagione, tra i quali cervi, caprioli, cinghiali, orsi. Ma anche per l'agnello, il maiale o il vitello cotti sotto la campana (la tradizione peka dalmata o čripnja, in croato).
dopolavoro
Piatto di portata al "Dopolavoro" di oggi: scodella di Gulaschsuppe, gnocchi di patate accanto ai fuzi di pasta, due diversi gulasch da mischiare ai gnocchi inframezzati da fette di polenta, eccetera...
dfopolavoro
Un tagliere rustico in stile osmiza al "Dopolavoro" di oggi: kobasica da taglio, coppa di maiale e prosciutto magro con formaggi vari, olive e cetriolini, con coppette di salsa liptauer a sinistra e kajmak alle erbe a destra.

17 dicembre 2019

Immagini dal passato: la "Trattoria al Trionfo", dove sostava chi da Fiume saliva verso l'Istria

Sotto l'Ungheria e sotto l'Italia i nonni e i bisnonni l'avevano gestita a lungo questa trattoria affacciata sulla strada che si inerpicava verso Castùa e Mattuglie, per poi dirigersi verso Trieste...
Gente del quartiere di Plasse San Nicolò fotografata nel primo Novecento davanti alla "Trattoria al Trionfo", allora gestita da mio bisnonno Giuseppe Carlevaris (calvo, col numero 2) che era il papà di mio nonno Giuseppe Carlevaris (sul pilastro, col numero 1 che sembra un 4). Col numero 4 Amelia Carlevaris che era una sorella di mio nonno e col numero 5 Giuseppina, che era la sorella della scrivente Adele Carlevaris, sorella di mio padre e quindi mia zia.
La Trattoria al Trionfo in uno scatto del 1915. Sotto l'insegna spicca la testa calva di mio bisnonno Giuseppe Carlevaris che ha alla sua sinistra la figlia Amelia (col numero 3). A destra dietro la balaustra col numero 1 mio nonno Giuseppe Carlevaris.

Nei primi anni '50 il boom edilizio della Jugoslavija socialista cancellò i confini fra gli antichi quartieri e creò nuovi assi viari. Il cerchio grigio evidenzia il bivio ad "Y" che si mangiò qualche edifico, compresi quelli della Trattoria al Trionfo e l'adiacente abitazione dei nonni. Si salvò invece la casetta della prozia Amelia, una delle tre piccole case dal tetto rosso (quella al centro).

29 settembre 2019

Scartabellando alla ricerca della scomparsa "Trattoria al Trionfo", che fu tra le osterie ruspanti della periferia operaia di Fiume

E' stata la trattoria dei nonni (mio nonno e mio bisnonno) e si trovava a Cantrida, lungo la via che da Fiume saliva prima a Castùa e poi a Mattuglie per portare infine a Trieste. Un posto battuto, insomma.
Cantrida, periferia occidentale di Fiume: qui passava il confine ammini-
strativo fra il Regno d'Austria e il Regno d'Ungheria. La foto è scattata
negli anni dell'avventura insurrezionale di Gabriele d'Annunzio, quando
i suoi legionari (a destra uno di loro) occuparono Fiume e si opposero al-
esercito regolare (qui a sinistra della sbarra). 
Nel settembre del 1919 proprio da qui, da questo snodo strategico della viabilità cittadina, transitò la colonna di autoblindo e ammutinati che al seguito di D'Annunzio scendevano nel centro città.
👉Più tardi, a fascismo ormai trionfante, questa lunga strada che dalla stazione passava da Cantrida e poi a Zamet fu ribattezzata "Via della Santa Entrata" uno stigma che rimase nella toponomastica cittadina fino a quando i partigiani di Tito, il tre maggio del 1945, entrarono in città e cambiò tutto.
Sempre a Cantrida, qualche centinaio di metri più ad Est, nei '60. Qui
sorgeva la "Trattoria al Trionfo"
. Venne espropriata e abbattuta per fare
posto alla nuova viabilità. A dx, in salita la Zametska (strada per Zamet),
a sinistra la nuova Liburnijska (strada liburnica per Abbazia) e alle spal-
le, in discesa verso il centro città, la Zvonimirova Ulica.
👉Negli anni del boom edilizio del dopoguerra l'antico snodo viario venne modificato, l'osteria fu abbattuta per fare posto all'asfalto del nuovo snodo ad "Y". La periferia industriale cambiava in fretta mentre i grattacieli crescevano come funghi. 
👉Nel prontuario delle attività commerciali di Fiume del 1932 la trattoria "Al Trionfo" di Plasse San Nicolò 311 risulta intestata a mio nonno Giuseppe Carlevaris (1897-1968). In precedenza era gestita dal bisnonno Giuseppe (1866-1929).
Fiume Plasse San Nicolò
Le due mappe consentono un confronto puntuale fra il "prima" e il "dopo". A sinistra (in B&W) la situazione anteguerra, a destra (a colori) la mappa del 1952, a lavori effettuati, dove la grande "Y" rivolta a sx è ben evidente.
trattoria carlevaris
In rosso gli edifici abbattuti per far posto al nuovo bivio ad "Y".
Restò lì fino ai primi anni '50, quando lo sviluppo urbano di Fiume ridisegnò l'intera viabilità e la trattoria fu espropriata per far posto all'asfalto. Ancora negli anni ottanta  (ben dopo il Trattato Italo-Jugoslavo Osimo, il contenzioso sul rimborso di questo esproprio si trascinava  fra un ufficio jugoslavo ed uno italiano, ugualmente infettati da una burocrazia asfissiante. Ma non serbo rancore.
L'austro-ungarica barriera di Cantrida fissata nella  mappa è quella in versione dannunziana della grande foto in alto. Il grande bivio ad "Y" dei primi anni della Jugoslavia di Tito, dove si trovava l'antica trattoria "Al Trionfo". La situazione attuale è praticamente identica a quella fissata dallo scatto "jugoslavo" in bianco e nero degli anni '50.

24 luglio 2018

L'antica Trattoria Bottazzo in Val Rosandra

Ci si può arrivare solamente a piedi, a questo vecchio posto di confine lungo l'antica Via del Sale. Ed è sicuramente meglio così.
prosciutto cotto alla triestina
Il prosciutto cotto alla triestina, che va tagliato al coltello e accompagna-
to dal cren gratuggiato fresco e dalla senape.
La Tergeste dei romani veniva a procurarsi l'acqua fino a qui, nell'unico torrente superficiale del ciglione Carsico triestino.
E sempre qui nel lungo medio-evo correva una delle tante "vie del sale", l'oro bianco che permetteva di conservare i cibi e farne scorta per l'inverno.
👉Sempre qui si allenavano i rocciatori triestini del primo Novecento, i Bruti dela Rosandra che ebbero Emilio Comici come caposcuola.

trattoria bottazzo botac
Fabio e Laila, questi i nomi dei gestori. Laila ha un passato da controllore doganale al confine sloveno. Ha scoperto la Val Rosandra da giovane, grazie alla sua passione per l’alpinismo: “quando c’erano le spedizioni di punta non mi facevano partecipare, dicevano che ero una donna pericolosa”. Fabio, invece, è cresciuto in un’osteria, s'è espresso come giardiniere creativo e sembra uscito da un racconto di Jack Kerouac.
trattoria bottazzo botac
Le tre guardie confinarie jugoslave di servizio a Botac amavano sconfinare, e ristorarsi alla trattoria al di là del ponticello: tanto il traffico era solo pedonale, ed anche scarso. Una precisazione: non è un posto per personcine schizzinose e modaiole, ed è questo che lo rende unico. A destra in basso vediamo la rustica minestra jota di Laila.
Bttazzo Botac
Di fronte all'antica osteria correva il confine tra l'Italia e la Jugoslavia. E' rimasta l'antica barra al di là del torrente, dipinta di rosso, bianco e blu, con la piccola costruzione ch'era presidiata da tre graniciari jugoslavi.

4 luglio 2018

La trattoria "Sidro" di Martinscica, bene alloggiata nella vecchia distilleria di salvia

E' un piccolo ristorante che si trova esattamente sul molo del villaggio, in una "location" che ha significato la sua fortuna turistica.
Sidro di Martinscica
Qui in uno scatto "fuori dal tempo" che risale al lontano 1993.
Tre gradini e si scende nell'acqua, mentre si aspetta che il cameriere porti le ordinazioni.
Prima del grande boom turistico dell'isola di Cherso, l'edifico è stato a lungo soprattutto un bar, in funzione sin dal mattino.
I suoi locali sono ospitati nell'edificio della vecchia fabbrica di olii essenziali di Martinscica. Qui per decenni si sono estratte le essenze di salvia, elicrisio ed altre erbe.
martinscica sidro
Il "Sidro" nel 2017, appena prima del cambio di gestione.
Questo ormai storico ristorante con terrazzo sul mare è stato ricavato nell'edifico della antica distilleria di olii essenziali, che condivide con il locale ufficio turistico. Ne rimane traccia in qualche foto appesa alle pareti...