La pubblicità e i cartelloni pubblicitari: una fissa che condivideva con l'intero movimento futurista, i cui esponenti vantavano rapporti diretti con le maggiori industrie.
Vedi il sito www.gabrieledannunzio.it. |
E' poco noto, ma esisteva anche un Gabriele D'Annunzio alle prese con la pubblicità o, come si diceva allora, la reclame, per vendere un prodotto industriale.
👉Era un tema che ben conosceva e che maneggiava con competenza. Per sua natura era un inventore di marchi immaginifico e creativo. Il caso dei grandi magazzini di moda Rinascente e del maraschino Sangue Morlacco sono certamente i due esempi più conosciuti
La copertina dell'opuscolo della LEPIT. |
Ma da una lettera del 3 marzo 1920, scritta a Fiume, si scopre che Gabriele D’annunzio ricevette anche l’incarico di trovare il nome a ben sei diversi profumi.
👉Nel terzo foglio della lettera troviamo l’elenco completo di questi naming: La Fiumanella, La Brezza del Carnaro, La Rosa degli Uscocchi, La liburna, Il Lauro di Laurana, L’ardore del Carso, L’alalà.
Da copy diligente e completo, D’Annunzio fa seguire ad ogni naming una vera e propria headline, per esempio, quella de Il lauro di Laurana recita “Tenue, sfuggente, delicatissimo. Laurana: evocatrice di gloria, per i poeti: ridestante il ricordo in due mirabili artisti”.
Per il pay off (la parte scritta del marchio) dell’azienda produttrice, la Casa Profumiera Bolognese, d'Annunzio coniò un “Cum lenitate asperitas” (Asprezza con lievità).
Il naming autografo dei sei profumi.
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Nella fase esecutiva del progetto vennero coinvolte anche la Vetreria Artistica Barovier di Murano, le Cartiere Miliani di Fabriano, le Officine Grafiche Baroni di Milano, l’Unione Zincografi milanese e la Zincografia di Bologna.
Nella lettera d'Annunzio così scrive, a mo' di accompagnamento e buon augurio: "E' ottima cosa inventare nuovi profumi in una Italia che fabbrica ogni giorno tanti cattivi odori e vanitosamente li esporta a Parigi o a Londra. E' bizzarria non senza grazia chiedere i nuovi nomi a chi nella sua fatica e nella sua lotta è costretto di trascurare tutte le delicatezze, anche quelle dei droghieri croati.".
Le immagini e il testo contenutovi sono tratti da un raro opuscolo, stampato a Milano dalle Officine Grafiche Baroni, per conto della LEPIT, una famosa casa italiana produttrice di profumi che all'epoca andava per la maggiore.
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