15 gennaio 2022

La casetta liberty della zia Amelia a Cantrida

Ad un solo piano, bassa e lunga, con il pergolato, la pompa dell'acqua, un piccolo orto, il casotto degli attrezzi e la soffitta. Affacciata sul golfo.
Proprio qui, dove terminava la città di Fiume e il grande cantiere navale incernierava la città al sobborgo operaio di Cantrida e al suo amato stadio di calcio e rugby, avevamo fortunosamente ereditato dalla sorella di mio nonno una modesta ma graziosa casetta dagli interni liberty costruita agli inizi del Novecento.
Un tempo si trovava accanto alla "Trattoria al Trionfo" dei miei bisnonni
e nonni, che scomparve negli anni del dopoguerra per far posto alle nuo- 
ve arterie urbane imposte dalla espansione edilizia.
Eravamo ormai negli anni Settanta e Tito era ancora vivo e vegeto, molto impegnato a contrastare le spinte liberiste del '68 in salsa Jugo messe in scena dagli studenti cittadini e i loro complicati riflessi all'interno della nomenklatura di Zagabria, sempre più influenzata dagli esponenti della vecchia emigrazione Ustascia del dopoguerra, influenze che poi si dimostrarono letali per la Jugoslavija.

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