Ci si può arrivare solamente a piedi, a questo vecchio posto di confine lungo l'antica Via del Sale. Ed è sicuramente meglio così.
Il prosciutto cotto alla triestina, che va tagliato al coltello e accompagna- to dal cren gratuggiato fresco e dalla senape. |
E sempre qui nel lungo medio-evo correva una delle tante "vie del sale", l'oro bianco che permetteva di conservare i cibi e farne scorta per l'inverno.
E ancora qui si sono allenati i rocciatori triestini del primo Novecento, quei celebrati "Bruti dela Rosandra" che ebbero in Emilio Comici l'indiscusso caposcuola.
Fabio e Laila, questi i nomi dei gestori. Laila ha un passato da controllore doganale al confine sloveno. Ha scoperto la Val Rosandra da giovane, grazie alla sua passione per l’alpinismo: “quando c’erano le spedizioni di punta non mi facevano partecipare, dicevano che ero una donna pericolosa”. Fabio, invece, è cresciuto in un’osteria, s'è espresso come giardiniere creativo e sembra uscito da un racconto di Jack Kerouac. |
Le tre guardie confinarie jugoslave di servizio a Botac amavano sconfinare, e ristorarsi alla trattoria al di là del ponticello: tanto il traffico era solo pedonale, ed anche scarso. Una precisazione: non è un posto per personcine schizzinose e modaiole, ed è questo che lo rende unico. A destra in basso vediamo la rustica minestra jota di Laila. |
Di fronte all'antica osteria correva il confine tra l'Italia e la Jugoslavia. E' rimasta l'antica barra al di là del torrente, dipinta di rosso, bianco e blu, con la piccola costruzione ch'era presidiata da tre graniciari jugoslavi.
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Ormai chiuso anche questo.
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