A Fiume emerge per la prima volta, pubblicamente e non più nascosta, l'omosessualità. Secondo Mario Carli, esponente futurista, "è una delle molle che porta i legionari a Fiume perché sanno che lì, finalmente, possono esprimere liberamente la loro sessualità".
Le cene, gli amori, la droga, le giornate oziose, riescono a raffigurare bene la vita quotidiana di Fiume nel suo svolgersi a volte lento, a volte tumultuoso.
👉E' un viaggio nella città senza norme, senza vincoli, dove tutto è possibile, lecito, rifugio di chi vede in Fiume la festa-guerra e la vacanza dall'Italia borghese.
👉Il "gruppo Yoga" pensa all'omosessualità come a un completamento dell'amore e predica la necessità di insegnare la scienza dell'amore inteso come trasformazione.
👉Nel contempo, la libertà anarcoide della "città di vita" viene aspramente criticata dai socialisti: Turati, in una lettera alla Kuliscioff, si lamenta dell'assenza di morale a Fiume, dando un giudizio negativo sul libertinismo morale e politico di D'Annunzio; "Fiume è diventato un postribolo di
malavita e prostitute […]. Mi parlò di una marchesa Incisa, che vi sta vestita da ardita
con tanto di pugnale. Purtroppo non può dire alla Camera queste cose, per l’onore
d’Italia".
👉Ovviamente anche il clero si scaglia contro la promiscuità sessuale di Fiume e dei suoi legionari. Interessante su questo versante è la rivolta dei frati cappuccini che chiedono una gerarchia democratica con elezione dal basso, vogliono potersi sposare e il controllo locale dei fondi. Alla fine della vicenda i sette frati ribelli lasciano l'ordine e divengono legionari. In una lettera al Comandante l'amministratore apostolico a Fiume, Don Costantini, scrive: "La vita di Fiume era già abbastanza pagana, senza che vi fosse bisogno che si proclamasse pubblicamente un culto umanistico". Il prelato aveva colto due aspetti importanti: il primo che Fiume era già abbastanza laica come città grazie alla tolleranza austro-ungarica; il secondo che D'Annunzio introduce una liturgia laica nella quale edonismo ed estetica si sovrappongono all'etica ed Orfeo si sovrappone a Cristo, sempre secondo Don Costantini.
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