14 marzo 2025

Luisa Baccara, che da "silenziosa compagna del guerriero" divenne la "prigioniera del Vittoriale"

Le strisce monocromatiche della rivista Web "Diacronie" dedicate alla pianista Luisa Baccara colpiscono nel segno.
I testi letterari di "Diacronie" sono stati redatti dai collaboratori al progetto editoriale adattando la scrittura a ciascun personaggio "con sforzo mimetico" per rispecchiarne "la visione del mondo e lo stile espressivo".
Gabriele D'Annunzio e Luisa Baccara in un accostamento che rimanda,
per l'abbigliamento e le atmosfere, a quando la pianista seguì il Vate nei
16 eccitanti mesi dell'avventura fiumana.

Dopo le giornate esaltanti di Fiume la tela di ragno che l'esteta Gabriele aveva stretto  attorno alla pianista Luisa si trasformò in una camicia di forza che aveva come orizzonte la raffinata prigione dorata del Vittoriale sul Garda, un luogo esclusivo, meraviglioso e affascinante, ma asfissiante. E dal quale, morto D'Annunzio, Luisa fu immediatamente sfrattata.

2 marzo 2025

"Fiume o morte!" - un documentario multilingue sull'avventura fiumana di Gabriele D'Annunzio

Pellicola ibrida che - tra il resto - documenta la prima volta in cui il futuro "saluto romano" fu inquadrato,  ripreso e impresso su pellicola.
E' un film-documentario fatto a strati, come la torta dobos. Un oggetto narrativo non identificato fatto assemblando testi e generi diversi che vanno dal documentario al comico, dallo storico al biografico, dal goliardico al drammatico, dal grottesco al musicale. Con interviste fatte a chi passa per strada, anche in fiumàn... nella Rijeka di oggi.



Fresco vincitore al International Film Festival di Rotterdam. E' un documentario
ibrido e multilingue firmato dal regista fiumano croato Igor Bezinović. Una pro-
duzione mista Croazia/Italia/Slovenia, inconsueto "oggetto narrativo non identi-
ficabile" incentrato sui sedici mesi di occupazione dannunziana della città.
Nelle sequenze iniziali vediamo gli attuali ponti sul fiume alle quali vengono poi sovrapposte foto e disegni degli stessi ponti risalenti al Natale del 1920, giorno in cui D’Annunzio ne ordinò la distruzione.
👉Nei primi dieci minuti i commenti e i dialoghi sono in croato sottotitolati in italiano, ma nel momento in cui i cittadini/interpreti mettono in scena la rievocazione degli eventi storici, molti passano al dialetto fiumano che diventa la lingua del film fino al momento della disfatta dei «legionari» dannunziani «tutta una mularìa che a casa no i ga de far
chissà cossa».
Nel corso del Novecento Fiume ha avuto sei bandiere. Prima di quella croata, la
repubblica Federale di Yugoslavia, prima ancora il Regno d'Italia, il Regno di Ju-
goslavija, il Libero Stato di Fiume e all'origine di tutto l'Austria-Ungheria. In co-
lore giallo il territorio dell'effimero Libero Stato di Fiume, l'ectoplasma previsto
dal Trattato di Rapallo (1920) che poco dopo fu annesso al Regno d'Italia in for-
za del Trattato di Roma (1924).
👉Il fijumanski oggi è quasi scomparso dall’uso quotidiano, sono proprio le persone della città a testimoniare di come il tempo e gli eventi abbiano reso minoritario quel dialetto in una città stratificata come la sua architettura; alle strutture e agli edifici di epoca ungherese e asburgica si sono in seguito affiancati o sovrapposti quelli risalenti alla presenza italiana, poi quelli della lunga stagione socialista e infine quelli attuali della "nuova Croazia".

21 febbraio 2025

Il gulasch triestino di Maria Stelvio

Il gulasch alla triestina è un normale gulasch ungherese però impiattato con gnocchi o pasta (in primis i fusi istriani) o polenta.
Lo si trova nelle trattorie popolari. A sx il gulasch coi gnocchi come veniva proposto nella vecchia trattoria "Bottazzo" in Val Rosandra (ormai chiusa) e a dx la versione della "Mareta" di Martinscica, sull'isola di Cherso (che invece gode di ottima salute).


Il suo libro, dato alle stampe nel 1927, rimane ancora oggi un riferimento
fondamentale per chi ama la tradizione culinaria triestina.
"Gulasch" è la grafia usata nei paesi di lingua tedesca (serbocroato gulaš; sloveno golaž; romeno gulaș; polacco gulasz; ceco e slovacco guláš).
👉Sono tutti adattamenti dell'ungherese gulyás, aggettivo derivato da gulya "mandria di bovini", che nella gastronomia ungherese indica una preparazione utilizzata soprattutto per la carne bovina.
I tagli più adatti sono in genere ogni parte morbida come il muscolo).

6 febbraio 2025

Dopo una "sosta" lunga otto anni è ripartito il tram di Opicina (e così l'ovovia pare scongiurata)

La cosa ha fatto rumore e se tutti i giornali ne hanno parlato è segno che, pur nel silenzio ufficiale dell'inerzia burocratica, tutti tifavano per il suo ritorno. Perfino Adriano Sofri sul "Foglio" di Giuliano Ferrara.
Dopo otto anni e mezzo (3.091 giorni) di ritardi burocratici è finalmente ripartito il tram di Opicina. Ne parlano tutti, e non solo a Trieste (qui sopra un articolo de "Il foglio quotidiano" - 6 febbraio 2025). Usare il tram-funicolare di Opicina è infatti il modo più comodo per visitare il centro città a piedi perchè si può lasciare l'auto sul ciglione carsico, a sua volta così ricco di itinerari pedonali, da Sistiana alla Val Rosandra.


30 gennaio 2025

La prima tramvia elettrica nella città di Fiume

Debuttò il 7 novembre 1899. Collegava la fermata Fiumara (al ponte sul fiume) con la fermata Pioppa (di fronte al silurificio Whitehead, nella zona industriale, verso Cantrida).
Il tram nella centrale Piazza Adamich in una foto del 1906. Era un servizio di trasporto moderno e proletario al tempo stesso e collegava il centro città con la periferia industriale che si protendeva verso il sobborgo di Cantrida.
Il deposito di Scoglietto, presso il capolinea di Fiumara (foto del 1939).
La linea a binario unico era lunga 4 chilometri e il biglietto costava 10 soldi e un tram poteva trasportare 28 passeggeri. Di proprietà privata (e a capitale prevalentemente ungherese), faceva otto corse nella fascia oraria 7-22, in estate dalle 6.30 alle 22.30 d'estate. Disponeva di 11 vetture con otto rimorchi aperti e otto coperti.
Il tram in Via dell'Industria nel 1923, nella grande zona industriale posta
tra il mare e la strada per l'Istria e Trieste in uscita dalla downtown fiu-
mana. Qui c'era i magazzini  ortuali, i depositi del Porto Petroli con la
raffineria Romsa, il silurifico Whitehead e il cantiere navale Danubius.
👉Nel 1910 la linea fu prolungata di alcune centinaia di metri e si spinse fino a Školjić (lato Fiumara) e fino al cantiere navale "Danubius" (l'attuale "3 Maggio", lato Cantrida).
La linea lambiva i giardini della piazza che chiude il Corso (foto del 1912,
quando si chiamava Piazza Elisabetta d'Austria). Sulla destra, al posto de-
gli edifici con i tendoni, sorge dal 1939 l'importante "grattacielo" moderni-
sta
progetta dall'architetto Umberto Nordio.
Lo scoppio della WW1 interruppe i progetti di espansione del trasporto urbano su ferro; nel 1916 venne modificata la politica tariffaria e i dipendenti nella pubblica amministrazione, polizia, vigili del fuoco e alcune altre categorie poterono viaggiare gratuitamente.
👉Dopo la WW2 il tram su rotaia perse terreno rispetto a quello su gomma. Il 24 Ottobre 1951 venne aperto un collegamento sperimentale di filobus dalla stazione ferroviaria di Plumbum (Caves) mentre nel giugno del 1952 tutti i vecchi tram su rotaia vennero definitivamente abbandonati.
Passarono gli anni e il 16 agosto 1969 anche i filobus (i popolari "troley") furono posti in pensione, sostituiti da 12 bus snodati Mercedes da 210 cavalli con una capienza di circa 120 passeggeri. Un marchio e un modello "a fisarmonica" cui la città è rimasta fedele fino ad ad oggi. E i lunghi "trolleybus" corrono ancora oggi da Rijeka a Lovran.

Nota: i tram della città di Fiume non furono mai collegati al tram della linea Mattuglie-Laurana, probabilmente perchè tra Fiume e Abbazia esisteva già un servizio marittimo regolare che non si intendeva danneggiare. Per ulteriori info vedi il sito Istria on the Internet.

20 gennaio 2025

Una carta etnica della penisola istriana del 1910

Questa semplice "Carta linguistica della Venezia Giulia" fu pubblicata dall'editore romano Salomone intorno al 1910, quando la regione faceva parte dell'Austria-Ungheria. E riporta anche i Cici.
In giallo la presenza croata nei dintorni di Fiume. Con l'abbreviazione "Rum." la carta riporta anche le aree abitate dai Cici, la minoranza etnica istro-rumena dell'Istria interna,  le colora in rosa, lo stesso colore di chi in casa parlava l'italiano come lingua madre.

Immagine tratta dal Dal gruppo FB "Istriadalmaziacards/Car-
toline di Istria, Fiume, Quarnaro e Dalmazia".
Le percentuali dei residenti che parlavano una delle tre principali lingue-madri (italiano, croato e sloveno) cambiavano ad ogni rilevazione dei censimenti. E poi ci si metteva anche il cartografo.
👉In ogni caso, ecco una mappa stampata intorno al 1910 dall'editore Salomone di Roma: la regione è ancora sotto la sovranità dell'impero Austroungarico. Una particolarità: riporta anche la presenza delle piccole colonie istrorumene dell'Istria interna, oggi praticamente estinte. Ai tempi della sovranità italiana fu aperta una scuola rumena a Susgnevizza (chiamata anche Valdarsa, in croato Šušnjevica, in rumeno Şuşnieviţa), il centro abitato principale dei Cici istrorumeni.

7 gennaio 2025

La cucina di guerra di Maria Stelvio (l'edizione del 1942 aveva una sezione "la guerra in cucina")

La notorietà del suo "Cucina triestina - metodo e ricettario pratico-economico" è via via cresciuta col moltiplicarsi delle edizioni.
"La guerra in cucina": la edizione del 1942 ospitava anche questa sezione, riservata ai consigli su come arrangiarsi, riusare e riciclare, risparmiare e riproporre...

La prima edizione della "Cucina Triestina" di Maria Stelvio risale al 1927,
l'ultima (Edizioni Italo Svevo) è del 2000. Recentemente (nel 2022) è usci-
ta una nuova versione della "Cucina Triestina" profondamente modificata
dalle discendenti della autrice, Annika, Marina e Tiziana.
Nell'edizione del 1942 (Edizioni Italo Svevo) vi si parla anche della guerra "in cucina" nella forma di consigli di economia domestica da adottare in tempo di guerra: come risparmiare il gas, impilando una pentola sopra l’altra come se quella in alto fosse il coperchio della prima, come fare a scaldarsi quando è inverno e si è anche sotto i bombardamenti.
👉In questo senso richiama un altro libro di cucina che ho scoperto per caso: "Come cucinare il lupo" della statunitense Mary F.K. Fisher.