20 giugno 2016

Le benemerite mlekarice slave

Città italiane e entroterra slavo: ogni mattina a Trieste e a Fiume il fabbisogno di latte era garantito dalle mlekarice, contadine "s'ciave" che scendevano dalle alture portando a spalla o a dorso d'asino i pesanti bidoni di latte appena munto.
mlekarice
"Le donne del latte" è il titolo di un pregevole lavoro cen-
trato sui dintorni di Trieste e curato dalla Associazione
Slovena di Cultura Tabor di Opicina (edito da SKD Tabor,
Opãine 2000 / A.S.C. Tabor, Opicina 2000).
La sussistenza quotidiana dei due porti imperiali, Trieste per l'Austria e Fiume per l'Ungheria, veniva garantita dal sudore di queste donne socialmente invisibili, precarie, ambulanti e "s'ciave".
👉Il latte era facilmente deperibile e perciò doveva arrivare dai dintorni delle città. Ecco perchè ci si abbassava a servirsi delle contadine dei dintorni (solitamente s'ciave, cioè slave).
👉Lo stesso schema città-campagna si ripeteva in tutti i centri costieri d'Istria e Dalmazia. Uno schema intessuto di pregiudizi i cui nodi vennero definitivamente al pettine con la caduta del fascismo, quando i vent'anni di oppressione razzista alimentarono la jacquerie contadina seguita all'8 settembre 1943.
mlekarice
Le venditrici di latte (mlekarice) affiancavano le venderigole, sanguigne popolane che animavano i mercati all'aperto di frutta e verdura nelle città. L'epopea delle mlekarice terminò con l'avvento del frigorifero. Città italiana e contado "altro" come del resto in quegli anni succedeva anche nel neo-acquisito Alto Adige.

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