Il breve spiazzo inclinato verso monte porta ai nove gradini del centro civico ma anche al ballatoio della "Dorina", storica konoba nazional-popolare cresciuta negli anni della orgogliosa Jugo di Tito, mentre di là dal nastro d'asfalto il nucleo storico dell'antica Fianona, abbandonata dalla popolazione italofona, lentamente sprofondava nell'oblio.
La vecchia trattoria"Dorina", affacciata sulla curva di Plomin, lungo la strada litoranea che da Pola porta a Fiume. |
Un tempo, appena entrati e sulla destra, campeggiava un grande medagliere, un rettangolo di panno verde dov'erano stati appuntati centinaia di stemmi e stem-mini della variegata realtà associativa della Jugoslavia titina, un universo di utopia e ideali che per qualche lustro - mentre da noi il Sessantotto scompaginava tutto - alimentò le speranze dei paesi "non allineati" circa l'esistenza di una terza via fra USA e URSS.
Il terrazzo della "Dorina" sta sopra la litoranea che porta a Fiume e s'affaccia sull'antico nucleo abitato di Fianona (oggi Plomin), un paese-fantasma interamente di pietra a vista, abbandonato dagli abitanti e colonizzato dall'azzurro di una tenace campanula che mette radici fra i muri diroccati. Tra gli stretti vicoli, i porticati, gli stemmi e i passaggi della decaduta Fianona si aggirano i fantasmi del passato, che son tornati a far danno durante le guerre jugoslave degli anni Novanta. |
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