I confini dello "Stato Libero di Fiume" creato dal Trattato di Rapallo erano più ampi di quelli dello storico "Corpus Separatum", che la monarchia ungherese aveva definitivamente riconfermato nel 1868.
L'estensione dello storico Corpus Separatum ungherese. |
Fin dal 1779 la città di Fiume aveva vissuto (con la sola breve interruzione del ventennio 1848-68) la sua dorata stagione da “Corpus Separatum”: era diventata porto franco autogestito per graziosa concessione dell'illuminata imperatrice Maria Teresa.
E così fu fino alla fine della prima guerra mondiale.
Poi incominciarono i casini.
Il Trattato di Rapallo (novembre 1920) trasforma il Corpus Separatum ungherese in Stato Libero di Fiume e, rispetto al precedente Corpus Se- paratum, amplia i confini fino alla baia di Preluka (assicurando così la continuità territoriale col Regno d'Italia) ma cede alla Jugoslavija lo sca- lo di Port Baross nell'oltre-fiume.. |
La città era un crogiolo di culture e religioni, una città cosmopolita dove molte persone parlavano più lingue.
C'era lavoro per tutti e tra le varie comunità etniche i rapporti erano improntati al reciproco rispetto.
La città aveva varie industrie e il suo porto lavorava per l'entroterra danubiano e mitteleuropeo.
Col definitivo passaggio all'Italia (1924, Trattato di Roma) lo Stato Libe- ro di Fiume viene suddiviso fra Italia e Jugoslavija. All'Italia viene asse- gnata il centro-città di Fiume, alla Jugoslavija i suoi sobborghi orientali esettentrionali, compreso il Port Baross. del Regno d'Italia. Ora Fiume e Susak sono separate dal confine italo-jugoslavo, che corre lungo l'Eneo. |
Ma dopo gli anni asburgici, quelli in cui Fiume era il porto dell'entroterra ungherese e Trieste era il porto dell'entroterra austriaco, arrivarono gli italiani e fu l'inizio del declino economico.
Il porto fu privato del suo vasto entroterra commerciale danubiano, il che significò un declassamento strategico senza prospettive.
Il tessuto sociale venne spezzato in due dal nuovo confine lungo il fiume, con il centro città benestante e affarista ad ovest (Italia) e il quartierone proletario di Susak ad Est (Jugoslavija).
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