E' un battuto a base di lardo e resti di salumi, che viene da Timau, in quel di Paluzza, in Friuli Venezia Giulia.
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| Queste "creme di maiale" sono organiche alla cultura gastronomica contadina che non buttava via niente e raccomandava di conservare, conservare, conservare. Basti ricordare la "cunza" emiliana o la "'nduia" calabrese. |
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La varhackara è anche riconosciuta come Presidio Slow Food. Es- sendo di consistenza cremosa si consuma principalmente spalma- to su pane o come condimento per polenta, gnocchi, minestre, zup- o piatti a base di verdure. |
Si produce nel periodo di uccisione del maiale e può essere conservata per tutto l’anno, grazie alla presenza del lardo e al processo di affumicatura dei salumi utilizzati.
Preparazione: il lardo viene macinato e mescolato con gli avanzi di salumi come speck, pancetta, guanciale e ossocollo. L’impasto può essere lasciato al naturale o arricchito con erbe aromatiche e noce moscata. Una volta pronto, viene confezionato in barattoli di vetro.
Origine: siamo a Timau, un borgo situato all’imbocco del passo di Monte Croce Carnico, al confine con l’Austria in una zona le cui radici sono nella cultura tedesca, perchè legate all’insediamento di minatori carinziani avvenuto nel Medioevo.




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