2 marzo 2025

"Fiume o morte!" - un documentario multilingue sull'avventura fiumana di Gabriele D'Annunzio

Pellicola ibrida che - tra il resto - documenta la prima volta in cui il futuro "saluto romano" fu inquadrato,  ripreso e impresso su pellicola.
E' un film-documentario fatto a strati, come la torta dobos. Un oggetto narrativo non identificato fatto assemblando testi e generi diversi che vanno dal documentario al comico, dallo storico al biografico, dal goliardico al drammatico, dal grottesco al musicale. Con interviste fatte a chi passa per strada, anche in fiumàn... nella Rijeka di oggi.



Fresco vincitore al International Film Festival di Rotterdam. E' un documentario
ibrido e multilingue firmato dal regista fiumano croato Igor Bezinović. Una pro-
duzione mista Croazia/Italia/Slovenia, inconsueto "oggetto narrativo non identi-
ficabile" incentrato sui sedici mesi di occupazione dannunziana della città.
Nelle sequenze iniziali vediamo gli attuali ponti sul fiume alle quali vengono poi sovrapposte foto e disegni degli stessi ponti risalenti al Natale del 1920, giorno in cui D’Annunzio ne ordinò la distruzione.
👉Nei primi dieci minuti i commenti e i dialoghi sono in croato sottotitolati in italiano, ma nel momento in cui i cittadini/interpreti mettono in scena la rievocazione degli eventi storici, molti passano al dialetto fiumano che diventa la lingua del film fino al momento della disfatta dei «legionari» dannunziani «tutta una mularìa che a casa no i ga de far
chissà cossa».
Nel corso del Novecento Fiume ha avuto sei bandiere. Prima di quella croata, la
repubblica Federale di Yugoslavia, prima ancora il Regno d'Italia, il Regno di Ju-
goslavija, il Libero Stato di Fiume e all'origine di tutto l'Austria-Ungheria. In co-
lore giallo il territorio dell'effimero Libero Stato di Fiume, l'ectoplasma previsto
dal Trattato di Rapallo (1920) che poco dopo fu annesso al Regno d'Italia in for-
za del Trattato di Roma (1924).
👉Il fijumanski oggi è quasi scomparso dall’uso quotidiano, sono proprio le persone della città a testimoniare di come il tempo e gli eventi abbiano reso minoritario quel dialetto in una città stratificata come la sua architettura; alle strutture e agli edifici di epoca ungherese e asburgica si sono in seguito affiancati o sovrapposti quelli risalenti alla presenza italiana, poi quelli della lunga stagione socialista e infine quelli attuali della "nuova Croazia".

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