4 agosto 2023

Sulle isole asciutte, dove ogni singola casa aveva la sua cisterna per la raccolta dell'acqua piovana

Senza acqua dolce e in mezzo all'acqua di mare si sopravviveva solo grazie alle cisterne capaci di conservare le piogge tenendole sotto terra. La piccola cisterna di casa e i più grandi pjoveri (i "piovitoi" pubblici).
Una cisterna di casa a Lubenizze/Lubenice, sull'isola di Cherso/Cres, con il pozzo di prelievo.
La cisterna comunitaria nella piazza di Ossero/Osor (isola di Cherso).
Altro che dissalatori! Saranno nate prima le cisterne dei borghi contadini di queste secche isole di pecorai o saranno nate prima le vere da pozzo, con le loro sottostanti cisterne, che popolano i campielli della serenissima repubblica?
Cisterna pubblica nel minuscolo insediamento di Grmov, sempre a Cres.
👉Nessuna isola quarnerina ha una sua fonte di acqua dolce (a parte Cherso, con il suo inspiegabile Lago di Vrana). E infatti non ci sono fiumi sulle isole del Litorale. Proprio per questo, nel passato, prima dell'era degli acquedotti industriali, l'approvvigionamento idrico era la preoccupazione più importante della gente isolana. Ogni casa aveva la sua propria cisterna, che veniva alimentata con l'acqua piovana che cadeva sul tetto di casa. Era l'inverno che alimentava l'estate.
La cisterna pubblica a Vidovici, sull'isola di Cherso/Cres.
👉Poi, c'erano cosiddetti "pjoveri", custoditi delle autorità locali. Il termine veneto "piover" deriva dalla parola piove, pioggia. Il termine non esiste in lingua italiano. Gustirna è il termine con cui viene denominato l’intero sistema grazie al quale la pioggia viene diretta nella vasca di accumulo di acqua piovana. Pjover, invece, è il termine con cui si indica la superficie sopra la gustirna dalla quale l’acqua scorre verso la vasca di accumulo.
👉La struttura è composta da un serbatoio sotterraneo e una superficie ad impluvio fatta di cemento, che nel passato più lontano era anche senza cemento, con sole lastre di pietra ben posate. L'acqua scorre verso il serbatoio attraverso la superficie e cade nella cisterna sottostante, oppure arriva alla cisterna da canalette sotterranee alimentate dai tetti circonvicini.
Le pjovere dei paesini delle isole mi fanno tornare in mente l'invaso lastricato in pietra che alimentava la cisterna d'acqua destinata alle truppe sul monte Coni Zugna sopra Rovereto, durante la WW1 (qui sopra) e, più in generale, la gestione dell'acqua bene comune nelle comunità rurali di montagna, con le loro fontane e lavatoi pubblici.


Nessun commento:

Posta un commento