Prendiamo una persona attenta, che guarda con passione alla propria terra e al suo passato. Mettiamogli in mano una macchina fotografica e lasciamolo libero di girare fra i borghi istriani in questo inizio di millennio. Le sue foto documentano gli insediamenti di una civiltà contadina non ancora dimenticata, e potete trovarle qui. |
1 ottobre 2014
L'Istria perduta di Emil Sluga
Le case in pietra della civiltà contadina fermate dall'obiettivo di un appassionato fotografo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Penso che noi Istriani non abbiamo tempo di pensare al nazionalismo. La gente di tre nazionalità viviamo insieme, e dobbiamo lavorare in armonia. In Istria, non sono italiani, croati e sloveni, qui vivono solo Ištriani. Il problema della nostra nazionalità è stato inventato da estraniati centri di potere: Belgrado, Lubiana, Roma, il comunismo e il fascismo. Niente di nuovo sotto il sole: divide et impera!
RispondiEliminaIn passato si installava nelle persone la convinzione che noi sloveni e croati siamo tutti schiavi comunisti primitivi, e d'altra parte, tutti gli italiani sono bestie fasciste. Istriani non abbiamo problemi con questo, o almeno non dovremmo avere. Anche mia cugina che si è trasferita in Italia, si vergognana della loro lingua madre e parla esclusivamente italiano. Credo che la sua decisione non era ragionevole. Io e la stragrande maggioranza di Ištrijani parlavamo correntemente tre lingue e si sentiamo a casa ovunque.
Conosco bene la situazione, devi sapere che mio padre era di Fiume. Come forse hai già visto questo blog ha un riquadro: "Istrski nacionalisti? Mislil sem, da težav z jezikom, ampak ne, njegova mati starejših dell'affittacamere Poreča, s katerimi smo govorili v narečju skoraj Venetian in pol Trst, ki pa je dobro poznal oba Slovenski Hrvaški, ni razumel pomen moje vprašanje: "ali se počutite več in več kot Italijani in Slovani?".
RispondiEliminaDejal je, da so govorili narečje doma in v cerkvi v latinščini in poslušal trga, pogajanja v narečju, temveč tudi v slovemo in v hrvaščini." La traduzione è di Google, ciao, ci sentiamo!