A dispetto delle convinzioni comuni, la natura dei coloni rivieraschi e isolani dell'alto Adriatico non era affatto "marinara" ma piuttosto contadina e terragna, in accordo con la loro origine storica di fuggitivi balcanici sospinti a settentrione dalla montante marea turca.
I villaggi d'altura, lontani dal mare, vivevano di piccolissima agricoltura. I muretti a secco separavano sempre le proprietà per ripararle dalla bora. I pescatori erano contadini che nei mesi estivi si dedicavano alla pesca. |
I cevapcici, polpettine di carne mista pecora-maiale (e manzo, sulla co- sta), accompagnati dai prodotti dell'orto: peperoni e scalogno. E' uno dei piatti-base della tradizione terragna. Anche i turisti li apprezzano. |
Gli insediamenti d'altura anzichè di insenatura e la importanza della pecora nella dieta delle classi povere sono lì - prima di ogni altra cosa - a testimoniarlo.
👉Era una civiltà minore, un'economia di sopravvivenza, dipendente da fazzoletti di terra arida, ritratta e invisibile, votata alla pastorizia semi-brada, ignota alle scintillanti rotte commerciali che fecero la fortuna di Venezia e dei suoi porti adriatici. La pesca vi integrava la dieta contadina.
Sardele grigliate sulla gradela accompagnate da patate e bietole. "Attualmente non pescano che i contadini del littorale, dagli scogli e dalle isole ne’ tempi permessi dall’agricoltura; perciò la pesca, come arte, langue ed è poco più che un nulla in commercio” (anonimo citato in De Brodmann,, 1821) |
“Fino dai tempi più antichi le nostre popolazioni costiere intendevano alla pesca, non già per trarne diletto o per fare commerci di pesce, bensì per procacciarsi un buon alimento poiché i prodotti della terra, specie sulle isole, non bastavano a soddisfare tutti i bisogni. In generale la pesca si esercitava in misura molto limitata; si pigliava cioè tanto, quanto occorreva al consumo domestico, con tutto che il mare abbondava di pesce”. (Pastrović, 1913)
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