9 febbraio 2019

L'occupazione nazi-fascista della Jugoslavija, che seminò odio, raccolse tempesta e infine stritolò i pochi italiani della costa orientale

Una fra le tante vittime slave fu la diciassettenne Lepa Radic, giovane partigiana jugoslava.
lepa radic
Nella foto l'impiccagione della partigiana jugoslava Lepa Radic, avvenuta l'8 febbraio
del 1943. Ai nazisti che chiedevano i nomi dei suoi compagni rispose: "li saprete quando 
verranno a vendicarmi". E a breve, nel settembre del '43, cominciò la resa dei conti.
«Lunga vita al Partito Comunista e ai partigiani, combattete, gente, per la vostra libertà! Non vi arrendere ai malfattori! Sarò uccisa, ma c'è chi mi vendicherà!»
Nel novembre del 1941 la quindicenne Lepa Radic e altri membri della famiglia vengono arrestati dagli Ustascia (i fascisti croati) ma con l'aiuto di alcuni partigiani sotto copertura, riesce a fuggire dal carcere il 23 dicembre 1941.
Subito dopo la fuga, Lepa decide di arruolarsi nei partigiani di Tito e nel febbraio del 1943 è la responsabile del trasporto dei feriti nella battaglia della Neretva a un rifugio a Grmech. Durante i combattimenti contro la 7. SS-Freiwilligen-Gebirgs-Division "Prinz Eugen" viene catturata e trasferita a Bosanska Krupa dove, dopo aver subito torture per diversi giorni nel tentativo di estrarle informazioni, fu condannata a morte per impiccagione.

2 commenti:

  1. Dispiace comunque vedere impiccata un ragazza di 17 anni, a qualsiasi schieramento appartenga! Un pensiero per Lei: riposa in pace! Uccisero (altri) ragazzi minorenni di parte avversa e per loro nemmeno un pensiero! Tutti i morti sono uguali, davanti a Dio ed alla Sua misericordia

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  2. E no massimo, non sono tutti uguali i morti. Lepa moriva per la libertà, quelli di parte avversa per ideali distorti e sbagliati. Smettiamola con questa semplificazioni che vengono sempre da destra...

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