La pitina è un morbido salume di carne di pecora o di capra, una polpetta di carne affumicata originaria della Val Tramontina, che si trova a nord di Pordenone, nella Carnia.
Ha alcune varianti locali, come la peta della Valcellina oppure la petuccia di Claut (che vediamo in foto). |
E' imparentata, almeno all'aspetto, con le mortandele del Trentino, an- che loro nate per utilizzare tutti i tagli del maiale appena macellato ma che non hanno niente a che fare con gli ovini, nè con la selvaggina. |
E' un metodo messo a punto per utilizzare la carne di capra o pecora (ma anche di capriolo) proveniente da animali adulti, meno appetibili in cucina e dalla carne più asciutta.
La carne, disossata e liberata da grasso e tendini, veniva triturata finemente dentro un ceppo di legno incavato che era chiamato pestadora.
Alla carne venivano poi aggiunti sale, aglio e pepe nero spezzettato, ma non il lardo
Oggi viene fatta anche con carne di manzo e maiale, a cui si aggiunge del lardo, sicchè finisce con assomigliare sempre di più alla mortandela del Trentino, un'altro salume non insaccato e anche lui nato dall'esigenza di non sprecare nulla, però fatto con la carne di maiale. |
del maiale.
Con la carne macinata si dava poi forma a piccole polpette che si passavano nella farina di mais e poi si facevano affumicare sulla mensola del fogher.
Poi, invecchiate per un mese, erano consumate tagliandole a fette come un salame.
👉Il nome (piccola peta) deriva dalla forma che ricorda quella di una formaggetta di piccole dimensioni chiamato peta.
Poi, invecchiate per un mese, erano consumate tagliandole a fette come un salame.
👉Il nome (piccola peta) deriva dalla forma che ricorda quella di una formaggetta di piccole dimensioni chiamato peta.
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