Il termine "prosecco" non viene dal vitigno (che si chiama Glera) ma da una tecnica di lavorazione. E la Glera da cui si ricava lo spumante dei Colli Trevigiani non è una pianta autoctona e non arrivò qui prima del 1700. Ma allora da dove viene questo nome galeotto: "prosecco"?
Sul finire del XVI secolo Fynes Moryson, un lord inglese che amava viaggiare, scrive che “L’Histria è divisa tra il Forum Julii e l’Histria propriamente detta. Qui cresce il vino Pucinum, ora chiamato Prosecho, assai celebrato da Plinio“.
Passano due secoli e Cosimo Villifranchi (1773) cita un viti-gno chiamato "prosecco" che si coltivava nel Triestino, che probabilmente prendeva il no-me dal paese omonimo e che era forse identificabile con un
Nel Sedicesimo secolo l’umanista triestino Pietro Bonomo chiama prosecco anche una ribolla prodotta fin dal basso medioevo nei de- clivi sottostanti al ciglione carsico, a ridosso del mare. In seguito il nome si sarebbe diffuso a designare un vino dolce, prodotto con uve stagionate sulla pianta e raccolte a fine ottobre, prima nel goriziano e tramite Venezia nel vicentino, nel trevigiano e in Dalmazia. In o- gni caso si tratta di vino dolce quasi passito, non di uno spumante. Un vino dolce come l'attuale Prosek croato, tanto per capirci. |
vino prodotto dai romani chiamato Puxinum.
👉Ma del Puxinum nulla si sa di più preciso se non che questo rosso era stato molto apprezzato da Livia Drusilla, moglie di Augusto, e che Plinio ne localizzò la limitatissima area di produzione in un colle nei dintorni di Duino.
Secondo il Villifranchi quel vitigno (probabilmente una Ribolla) era ancora coltivato, però col nome di Prosecco, sul pendio del Monte di Contuel (Contovello), a due passi da Duino, quasi in esatta corrispondenza della località citata dall’autore latino.
L'innocente borgo carsico di Prosecco (a sinistra la sua ruspante "Trat- trattoria sociale) c'entra poco sia con lo spumante trevigiano che col passi- to della Dalmazia ma è alcentro di un vero "giallo del nome. «Il grande pubblico dovrebbe anche sapere che il prosecco antico era un vino dolce, e paradossalmente quello dalmata è più simile a quello delle origini. In Dalmazia, data la marginalità commerciale dell’area, il pro- dotto non si è evoluto e ha mantenuto i caratteri originari, come una sorta di fossile enologico. A Trieste e nel Veneto è invece mutato seguendo le esigenze di mercato». (Fulvio Colombo, storico medievalista) |
Il Villifranchi ignorava che già a fine Quattrocento il futuro vescovo di Trieste Pietro Bonomo, proprietario di ampi vigneti d'uva bianca vicino al Castello di Prosecco avesse effettuato un’autentica operazione di marketing ante-litteram, proclamando che fosse proprio il dolce e delicato Ribolla/Prosecco l’erede dello storico Pucino rosso dei romani. Tale asserzione fu incredibilmente condivisa da quasi tutti gli eruditi dell’epoca e il brand Prosecho o Prosecco iniziò la sua inarrestabile fortuna.
👉E siamo così arrivati ai nostri anni '90 segnati dal
👉E siamo così arrivati ai nostri anni '90 segnati dal
Per ottenere la certificazione europea, il nome deve essere legato ad una località e non a un vitigno e il ministro Zaia ha un colpo di genio: sosteniamo che "Prosecco" non è il nome di un vitigno, ma di una località e il gioco è fatto. Ha trovato il paesino di Prosecco (Proseco in dialetto triestino, Prosek in sloveno), una frazione del comune di Trieste che si trova sull'altopiano a 2 km in linea d’aria dal Castello di Miramare.
👉A Prosecco nessuno produce spumante Prosecco. Il "prosecho" citato da Moryson era un vino bianco istriano che non ha nulla che fare con il prosecco/glera spumantizzato: era sì un vino bianco, ma piatto (il metodo charmat è stato introdotto solo nel 1908, epoca in cui nella frazione di Prosecco si faceva solo Malvasia istriana) ed era molto prima dell'epidemia di filossera, per cui sta a vedere se si somigliano.
👉Ma con il D.M. 21/07/2009 fatto dal ministro dell'agricoltura Zaia il nome del vitigno Glera ha sostituito il nome del vitigno Prosecco: un gioco delle tre carte. Zaia si è messo d'accordo coi due assessori all'agricoltura (leghisti) di Veneto e Friuli Venezia Giulia, che hanno sostenuto che a Prosecco si coltiva il Glera, e han dovuto piantare qualche filare di vigna Glera a Prosecco per far diventare DOC tre quarti del Veneto e tutto il Friuli Venezia Giulia. (Friuli Venezia Giulia che in sostanza ha detto: "Prosecco qui non se ne fa proprio, ma abbiamo la fortuna di avere una frazione di Trieste che si chiama Prosecco, te lo prestiamo e in cambio ci dai una nuova DOC, non si sa mai, magari vien buona e guadagnano anche i nostri viticoltori"). Poi è seguita un'indecorosa gazzarra del Comune di Prosecco su certe promesse di royalties non rispettate dai veneti... Ma cosa fatta capo ha: lo spumante trevigiano prodotto col vitigno Glera può ora fregiarsi del marchio U.E. Prosecco anche se nel piccolo paese del Carso nessuno fa spumante e nessuno vendemmia vigne di Glera.
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