Il Patto di Londra (26 aprile 1915) prevedeva che il confine italiano sulla sponda orientale dell'Adriatico corresse lungo la linea rossa che include- va l'intera Istria e buona parte della Dalmazia ma non la città di Fiume, per la quale aveva invece previsto lo status di città autonoma, in conti- nuità ideale col precedente corpus separatum ungarico del 1868 (mappa ripresa da cronologia.leonardo.it). |
Il 24 maggio del 1915, al
momento dell'entrata in guerra, l'Italia puntava ad avere Trento e
Trieste, ma non Fiume.
Ma a guerra finita e fortunosamente vinta, l'Italia avanzò la
nuova pretesa: entrare in possesso anche del territorio libero della
città di Fiume.
Le nuove richieste italiane vennero discusse alla Conferenza di Pace di
Parigi nel corso del 1919, mentre la città era ancora occupata da una
forza
A guerra finita, mentre la città era occupata dai rivoltosi di Gabriele d'Annunzio e le trattative di pace languivano, Italia e Jugoslavia fir- marono un accordo bilaterale (Trattato di Rapallo del 12 novembre 1920) che fissando i confini fra i due stati nella regione riconobbe alla città di Fiume uno status particolare e autonomo, un mini-stato che fu chiamato Stato Libero di Fiume. Per la città si trattava di una conferma di quanto già previsto dal precedente Patto di Londra ma i dannunziani reclamavano il suo passaggio al Regno d'Italia... |
multinazionale di truppe italiane, francesi, britanniche e
americane. Ma quando giunse la notizia che Gabriele d'Annunzio aveva occupato Fiume le trattative di pace s'interruppero e siccome di fatto non ripartirono più, il Regno d'Italia e il neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni firmarono, il 12 novembre 1920, il Trattato di
Rapallo, un accordo bilaterale che bypassava la conferenza di pace e
faceva del centro-città e del porto di Fiume un piccolo stato autonomo, lo Stato libero
di Fiume, stabiliva sulle Alpi
Giulie il confine fra i due Paesi e attribuiva
all’Italia l'enclave della città di Zara con il suo vasto arcipelago, le isole di Cherso (con Lussino), Lagosta e Pelagosa.
Questo avveniva mentre gli irregolari di Gabriele d'Annunzio spadroneggiavano in città e quindi non trovò attuazione pratica. Lo "Stato Libero di Fiume" nacque morto, se de iure durò quattro anni, de facto esisterà un solo anno: venne infatti scalzato dal colpo di stato proto-fascista del 3 marzo 1922 e successivamente (27 gennaio 1924) con il Trattato di Roma l'Italia e il "Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni" sancirono consensualmente la dissoluzione dell'effimero "Stato libero di Fiume", accordandosi per la sostanziale annessione all'Italia del centro storico della città e di gran parte del suo territorio.
A conti fatti le vicende fiumane anticiparono di pochi mesi la "marcia su Roma" dell'Ottobre del 1922, che consegnò l'Italia al fascismo.
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