7 luglio 2012

Lo storico Caffè San Marco a Trieste

Al n. 18 di Corsia Stadion, oggi via Battisti, c'è lo storico Caffè San Marco. Oggi, dopo la gestione delle sorelle Stock, descritte spesso da Claudio Magris, celebre avventore del caffè, il locale è proprietà di Franco Filippi.
L'antico Caffè San Marco è stato reso celebre al grande pubblico dal
capitolo che Claudio Magris vi dedica nel suo "Microcosmi" ma, al di
là di questo, merita di essere visitato per la particolarissima atmosfera
che vi si respira.
Il locale mantiene gran parte degli arredi d'epoca, compresi pezzi pregiati.
Voluto da Marco Lovrinovich, già direttore della trattoria di Roiano “Ai dodici Moreri“, è situato al piano terra di un edifico delle Assicurazioni Generali. La sua carriera comincia il 3 gennaio 1914.
La lunga storia di questo punto di ritrovo triestino è ripercorsa
nel sito www.spifferiditrieste.blogspot.it che qui saccheggio a
piene mani e a cui rimando.
Istriano di sentimenti italiani, Lovrinovich era profondamente legato a Venezia, come lascia intendere l’effige del Leone di San Marco che si trova un po’ ovunque: sui lampadari, sulle suppellettili, sui mobili, nelle zampe delle sedie. Tutti chiari riferimenti all’italianità.
Non a caso, la direzione dei lavori fu affidata a Napoleone Cozzi (1867-1916), pittore, scrittore, alpinista, ma soprattutto irredentista convinto.
Tra i primi a frequentare il locale furono gli scrittori Silvio Enea Benco (1874–1949), Scipio
Slataper (1888–1915), Giani Stuparich (1891-1961).
Il San Marco, sorto là dove
un tempo c'era la Latteria Centrale Trifolium  (una latteria con tanto di stalla per le mucche) divenne in breve ritrovo di giovani studenti e intellettuali.
Forse per la posizione leggermente
defilata dal centro vitale di Trieste, il San Marco divenne ben presto luogo di
incontro dei giovani irredentisti triestini i cui padri si trovavano invece da parte loro erano soliti riunirsi al Caffé Tommaseo.
I giovani irredentisti triestini ne fecero un centro di discussione, organizzazione e azione: in quella sala si preparavano anche i passaporti falsi per permettere la fuga in Italia di patrioti antiaustriaci.
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Il pomeriggio del 23 maggio 1915 giunse la notizia della dichiarazione di guerra da parte dell’Italia all’Austria-Ungheria.

“Entravano, facevano bottino delle paste, dei liquori e delle argenterie. Poi mandavano in frantumi tavoli e specchi. Infine mettevano in azione il petrolio, la benzina e le vampe". Così un cronista dell’epoca ricorda la furia distruttrice che i gruppi anti-italiani scatenarono contro numerosi caffé, tradizionali ritrovi degli irredentisti, quel pomeriggio del 23 maggio 1915 a Trieste.
"Arsero completamente il caffé Fabris ed il caffé Portici di Chiozza: in quest’ultimo la distruzione fu così integrale che all’indomani, nell’atrio carbonizzato, non si trovò che il contorto scheletro di ferro di qualche seggiola. Devastazioni gravissime subirono anche il caffé Milano, il caffé San Marco, il caffé Edison. Il proprietario del Caffé Stella Polare dovette difendere da sé il suo esercizio accerchiato da una masnada avida di rapina".
Dopo meno di 17 mesi dall’inaugurazione, il Caffé San Marco, già fatto a pezzi dalla furia anti-italiana, venne sigillato e chiuso dall’esercito austro-ungarico.
Lo stesso Lovrinovich, in seguito, venne incarcerato a Liebenau, in Austria, perché si era causato volontariamente il tracoma2 con una soluzione batterica, allo scopo di non andare a servire nell'esercito austro-ungarico nella guerra contro l’Italia.
Da quel momento del Lovrinovich si persero le tracce e infatti il Caffé San Marco non riaprì neppure al termine del conflitto. Dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino al termine della Seconda, il Caffé San Marco, come il palazzo che lo ospitava, giacque in uno stato di completo disinteresse
Il Caffè San Marco riaprì in sordina, nei primi anni del secondo dopoguerra ospitò per un certo periodo la Società Scacchistica Triestina, con quella particolare disposizione dei tavoli assolutamente perfetta per gli amanti di questo gioco.
Nel 1962 vi furono girate alcune scene del film “Senilità” tratto dall’omonimo romanzo di Italo Svevo con Claudia Cardinale, Philippe Leroy e Anthony Franciosa.
Negli anni che seguirono, per via di alcune gestioni fallimentari, rischiò di scomparire più di una volta. Lo salvarono prima una cordata di artisti ed intellettuali che avevano formato una cooperativa e poi l' intervento di Marchino Zanetti, produttore del caffèHausbrandt.
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Microcosmi di Claudio MagrisL’ultima riapertura è del 16 giugno 1997. L’attività prosegue tuttora con il suggestivo aspetto di sempre.
Tra gli avventori di oggi abbiamo Stelio Vinci (“Al Caffè San Marco, Storia Arte e Lettere di un caffè triestino”, Edizioni Lint, Trieste, 1995), ma soprattutto Claudio Magris che gli ha dedicato un capitolo in “Microcosmi” (Edizioni Garzanti, 1997), vincitore del Premio Strega.

2 commenti:

  1. Non è affatto vero che tra le due guerre il Caffè San Marco fosse chiuso. Era regolarmente aperto, mio bisnonno, morto nel 1942, lo frequentava quotidianamente perché lì si trovavano in libera lettura i principali giornali esteri: egli, di tendenze socialisteggianti e non soddisfatto dall'uniformità della stampa nazionale, era un assiduo lettore del Figaro e dell'Osservatore Romano.

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    1. Caspita, questa sì che è una notizia utile! Facciamo così: siccome a fine maggio vado a Trieste, scatto qualche foto. Poi ritorno e modifico il post o ne faccio uno "aggiuntivo". Che ne dici?

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