Nicolina Fabris aveva accolto e protetto i futuri ammutinati mentre pensavano alla ribellione. Divenne così "la mamma dei Granatieri".
Una foto celebrativa di Nicolina Fabris tra gli ammutinati del Rgt. Granatieri della "Marcia di Ronchi", a cose fatte. |
Per quanto ne sono questa è la sola immagine che ritrae la pa- sionaria Nicolina Fabris fra i "suoi" Granatieri. |
“A Fiume… Nicolina Fabris… era una donna sulla sessantina, di stirpe veneta, di sentimenti italianissimi… durante la guerra italo-austriaca, si prodiga per alleviare le sofferenze dei nostri prigionieri, e sfida più volte il rigore e la vendetta degli sbirri ungheresi… Né basta: ella riuscì anche a sottrarre alle ricerche della polizia un certo numero di prigionieri fuggiti dai campi di concentramento, alcuni dei quali ricoverò e nascose nella propria abitazione… All’ingresso delle truppe italiane a Fiume, la troviamo in prima fila, ad accogliere i liberatori… la casa Fabris diventa un circolo di italianità. La signora è più che un’amica, una mamma, e tutti le vogliono bene come si può voler bene alla mamma… Il gruppetto ribelle (si tratta dei Granatieri intenzionati a tornare a Fiume ndr) vuole interpellare anche l’intrepida “mamma dei Granatieri”… si tiene, allora, consiglio di guerra: “Benedeti fioi, diseme cossa posso far, e mi son tuta a vostra disposizion” “Senta, mamma, ci serve un buco dove nasconderci. Noi non vogliamo, non possiamo partire come cani. Resteremo a Fiume, siamo sette, pochi in verità, ma decisi a vender cara la pelle” “Va ben, el posto ve lo trovo mi, ma e dopo, cossa xe che farè ?”.
👉Ma sono le giovani che prendono presto in mano la situazione: tra loro ci sono innanzitutto le “entusiaste della causa”, che si impegnano in ruoli diversi: crocerossine (l’americana Madeleine Whiterspoon Dent Gori-Montanelli), insegnanti (la bergamasca Tullia Franzi, studiosa di Dante e di Manzoni), propagandiste (ogni fiumana diventa vessillifera dell’italianità della città), con sconfinamenti anche nel campo più squisitamente militare: 289 di esse, particolarmente audaci, combattive e intraprendenti vengono nominate “legionario onorario”, e la cosa scandalizza non pochi, come commenta divertito Leone Kochnitky: “Tra gli Arditi di D’Annunzio c’è una donna…Una donna che, sopra una succinta gonna grigio-verde porta la giacca con risvolti neri. Ha il gradi di Tenente: prende parte alle marce, alle esercitazioni; con virile grazia, quest’anima ben temprata si piega alle necessità rudi del blocco, vigilando alla salute morale e alla disciplina delle ”sue” truppe, perorando la causa loro presso il Comandante: costantemente la si vede a fianco di Rossi Passavanti”. (NdT: trattavasi della marchesa Margherita Incisa di Camerana - il testo è di Giacinto Reale)
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