7 febbraio 2012

Il tormentato Novecento triestino

All'inizio del Novecento era una città cosmopolita, moderna, commerciale e industriale ad un tempo, ben inserita nel clima culturale del periodo.
Imbarcazioni a vela nel Canal Grande di Trieste.
Piroscafi all'ancora nel porto della città.
La borghesia cittadina e i ceti impiegatizi erano prevalentemente italiani mentre il retroterra contadino era prevalentemente slavo. Una divisione etnica e di classe foriera di gravi problemi ma a cui all'epoca pochi guardavano. Erano gli anni della Belle Epoque, forse gli ultimi anni felici della città. Eppure nel gruppo etnico italiano si sviluppò l'rredentismo, che rivendicava l'unione al Regno d'Italia, mentre il gruppo etnico sloveno era in piena ascesa demografica ed in condizioni di inferiorità economica. Una brutta miscela foriera di guai che cominciaro a piovere con la fine della Prima Guerra Mondiale.
 Con la sconfitta austro-tedesca e la dissoluzione dell'impero austro-ungarico la città passò al Regno d'Italia e perse la sua tradizionale autonomia comunale. Interrotto il legame con l'Impero, la città si trovò priva del suo tradizionale retroterra economico, che rimase all'Austria e al Regno dei Serbi.
L'incendio del Narodni Dom del 1920.
A partire dalla crisi delle attività portuali, l'intera economia rapidamente decadde.
 Con l'avvento del fascismo l'uso pubblico delle lingue slovena e tedesca fu proibito e vennero chiuse le scuole, i circoli culturali e la stampa della comunità slovena. la popolazione slava della regione venne sottoposta ad una rude politica di snazionalizzazione che spinse molti all'emigazione. Anni difficili, violenti, con il fascismo particolarmente virulento in città, come del resto a Fiume-Rijeka.
Manifestazione fascista a Trieste.
A questo oscuro periodo risale il criminale incendio del Narodni Dom attuato dagli squadristi fascisti.
Nel frattempo, con la firma del Trattato di Parigi del 1924, la situazione internazionale della regione era stata definitivamente chiarita; non solo l'Istria ma anche Fiume e alcune isole del Quarnaro passarono al Regno d'Italia.
Alla fine degli anni Venti i nazionalisti slavi fondarono la organizzazione nazionalista e irredentista sloveno-croata TIGR, la quale attuò anche diversi attentati dinamitardi ma la cui vera "benzina politica" era la politica snazionalizzatrice attuata dal fascismo, qui attuata in forma più dura che in Alto Adige. Con l'introduzione delle leggi razziali fasciste del 1938, la vita culturale ed economica della città subì un ulteriore degrado dovuto all'esclusione della comunità ebraica dalla vita pubblica.
Truppe naziste all'interno della Risiera di San Sabba.
Dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 la Germania nazista occupò senza alcuna resistenza la città che, insieme alla Venezia Giulia passò alle dirette dipendenze dei nazisti. Venne infatti creata l'OZAK (Operationszone Adriatisches Küstenland), alle dirette dipendenze del Gauleiter di Carinzia Friedrich Rainer. Una cosa analoga era successa in Trentino, con la creazione dell'Alpenvorland, governata dal Gaulaiter Hofer.
Maggio 1945: partigiani jugoslavi a Trieste.
 L'insurrezione dei partigiani italiani e jugoslavi a Trieste fu contraddistinta da uno svolgimento anomalo e complesso, in un clima segnato da sospetti reciproci alimentati dagli opposti nazionalismi e da due diverse visioni politiche che s'intrecciarono in un nodo ancor oggi difficile da districare. Ma questa storia è coì complicata e i suoi strascichi così lunghi che certo non può essere condensata in un post.

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