3 novembre 2021

Il trentino conte Filippo di Castelbarco, che fu tra i legionari dannunziani a Fiume

Un nobile rampollo trentino alla corte di D'Annunzio nella "impresa di Fiume", impresa che spianò la strada al fascismo.
Filippo di Castelbarco accanto a Gabriele D'Annunzio (con il labaro che portava ricamato il motto "Fiume o morte").
Filippo di Castelbarco a colloquio con D'Annunzio. Ripreso all'ingresso
del "Palazzo del Governo", che fu la sede di D'Annunzio a Fiume.
A impresa finita, Gabriele D’Annunzio venne invitato nella residenza avita di Loppio da Filippo di Castelbarco, che a sua volta era cittadino onorario di Fiume.
👉Il vate planò sul laghetto col suo aereo privato e raggiunse la nuova dimora ricostruita nel 1926 sulle rovine del palazzo, presidio austriaco nella grande guerra e alla fine ridotto a un cumulo di macerie.
👉L'irredentista trentino Pier Filippo di Castelbarco era un esaltato:
La residenza dei Castelbarco a Loppio, presso Mori (Trentino). A Fiume
c'era un gruppo di giovani irredentisti trentini di nobili origini, i rampolli
dei conti di Castelbarco Filippo e Sigismondo), dei conti Manci Giannan-
tonio Manci
 e poi Gigino Battisti (figlio di Cesare Battisti) nonché Silvio
Bettini, G.B. Adami (poi passato al fascismo) e il capitano Piffer.
"E' bello discendere dai Crociati...; saper risalire a loro più bello ancora. Profilo fiero, sguardo fermo e nobile, fronte altera; riquadratura salda, andatura pacata, quasi grave; si direbbe il gran maestro di un ordine militare. Aristocratico, monacale, guerriero. In altri tempi aveva occupato varie annate ad adunare e ordinare, in un castello tridentino^ l'archivio della sua famiglia gloriosa. Venne la guerra. Gli Italiani si avanzarono in Val Lagarina. Il capitano Castelbarco si trovò rimpetto a casa sua, colla batteria. Lui stesso puntò i pezzi sul castello che poteva trasformarsi in punta d'appoggio per gli Austriaci: appartamenti, archivio, tutto fu annientato. Quando lo vidi per la prima volta, misurava a passi cadenzati l'atrio del Palazzo di Fiume; un pugnale cesellato, incrociandogli la cintura, gli creava un'apparenza da corsaro, un poco inquietante. Castelbarco fu il legionario di tutte le ore. Non s'occupò mai di politica, disprezzò gli intrighi di Palazzo; visse in mezzo ai suoi soldati, fino all'ultimo. Il Bai des Ardents si disperse. I Legionari se n'andarono. Svanivano i sogni fiumani. Un giorno si lesse che quaranta arditi occupavano Porto Baros, né volevano abbandonare il delta dove poco prima era accantonata la Compagnia d'Annunzio. Castelbarco era alla loro testa. Il trattato di Rapallo era stato ratificato. Fiume era in balìa di Zanella, Gabriele d'Annunzio non lascia più Cargnacco. Forse la Causa era morta. II capitano Pier Filippo di Castelbarco, come un altro Vilìiers de l'Isle Adam ancora lottava per essa".
(Leone Kochnitzky, "La quinta stagione", Pagina 186).




2 commenti:

  1. Ma perché dite che l'impresa di Fiume "spianò la strada al fascismo", se non è vero? Se tanti partecipanti poi divennero antifascisti, come Alceste De Ambris? Se persino D'Annunzio non era in rapporti cordiali con Mussolini, al di là delle apparenze e delle strumentalizzazioni? Poi, perché ve la prendete con la frase "Italiani brava gente" che fu detta, indovinate da chi? Da un certo Nikita Krusciov! Ed è il titolo di un film fatto da un regista comunista! Ma perché dovete per forza parlare male di un'epoca che non conoscete, di persone vissute molto prima di voi? E soprattutto: perché solo in Italia c'è quest'ansia di parlare male dei propri connazionali e della propria storia?
    Per quanto riguarda le rappresaglie italiane in Slovenia e Croazia, avvenivano a seguito di atti violenti da parte dei partigiani non solo contro i militari italiani ma anche contro gli abitanti di tanti paesi sloveni e croati che non volevano collaborare coi partigiani comunisti. Informatevi sulle stragi fatte dai partigiani di Tito a danno di loro connazionali sloveni e croati.

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    1. Amico mio, il leader sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris era ipercomunista prima di Fiume, non dopo. A Fiume è stato un po' come un Toni Negri dell'epoca. E mi fermo qui. E ti prego: non dire più "Ma perché dovete per forza parlare male di un'epoca che non conoscete, di persone vissute molto prima di voi?" Quanti anni anni hai tu che sei testimone consapevole dei fatti del 1919? Centoventi?

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