17 settembre 2015

Gli sdoganati di San Giusto

Sul "colle sacro" della città non una ma ben sei targhe di marmo celebrano il falso storico e materializzano il lato oscuro di questa città, che ha tenuto a battesimo il fascismo di confine.
Gli sdoganati di San Giusto a Trieste.
I precursori degli anni Cinquanta: la prima pietra del revisioni-
smo storico era stata posta già negli anni Cinquanta: se nelle piazze
delle città italiane le parole "Guerra di Liberazione" celebravano in
modo formale, ufficiale e istituzionale la guerra partigiana condotta
contro i fascisti nostrani e i nazisti tedeschi per liberare il Paese, a
Trieste no, quelle stesse parole venivano usate per celebrare la macel-
leria del 1915-18, un mito militarista  e patriottardo capace di deviare
l'attenzione dall'imbarazzante orientamento politico locale.
Negli anni di Berlusconi Silvio la spianata "sacra" di San Giusto diventò territorio di caccia dello squadrismo politico cittadino, una brutta genìa abituata al travestitismo politico e al mimetismo ideologico: si stava meglio quando c'era Lui, italiani vittime, bestialità slava, sacri destini, dio patria e famiglia, fatali compiti, sacri confini, virtù guerriere, popolo civilizzatore, la superiore schiatta italica. E poi: l'alleato germanico, i traditori della patria, l'onore e la virtù, insomma tutta la paccottiglia della falsa coscienza fascista.
Gli sdoganati di San Giusto a Trieste.
Gli sdoganati nel 1997: si mimetizzano dietro la sigla "Associazione
Orfani di Guerra". Non esiste infatti alcuna associazione con questo no-
me (esiste invece una A.N.F.C.D.G. - Associazione Nazionale Famiglie
Caduti e Dispersi in Guerra, che fu costituita nel 1917 e venne poi eretta
in ente morale nel 1924).
A Trieste l'antico fascismo di confine è sempre sopravvissuto a sè stesso, la mala pianta degli "irredenti" e dei "legionari" dannunziani è ancora viva, basta entrare in qualsiasi bar e cominciare a parlare in dialetto, e tutto diventa immediatamente chiaro. Pannella l'avevo capito già quarant'anni fa quando aveva sponsorizzato "il Melone" la lista qualunquista che permetteva ai fascisti di partecipare senza apparire (un vero capolavoro qualunquista del "digiunatore").
Gli sdoganati di San Giusto a Trieste.
Gli sdoganati nel 1998: ci mettono la firma anche quelli della fascistis-
sima associazione d'arma dei  Lagunari.
Berlusconi li ha poi  sdoganati trasformandoli ipso facto da impresentabili squadristi in ministri della Repubblica. L'anima nera triestina ne ha subito approfittato e (siamo nel 1997) l'impasto di falsa coscienza e menzogne storiche che agita il retropensiero locale è riemerso dai tombini.
Gli sdoganati di San Giusto a Trieste.
Gli sdoganati nel 1998: si nascondono anche all'interno degli organi
ufficiali dello Stato. Molto imbarazzante la presenza di questa lapide
voluta dagli ambienti fascisteggianti della  Polizia di Stato triestina.
Insomma, il neofascismo triestino non aveva osato ancora presentarsi a volto scoperto, si era sempre nascosto dietro giochi di parole e giochi delle tre carte con la storia.
Fino a Berlusconi erano rimasti fermi agli anni Cinquanta - fascisti dentro e  patriottici fuori - e in quegli anni avevano eretto a San Giusto l'ambiguo monumento "Trieste ai Caduti nella Guerra di Liberazione MCMV-MCMVIII" (che poi sarebbe 1915-18).
Gli sdoganati di San Giusto a Trieste.
Gli sdoganati nel 2000: anche i cosiddetti "sminatori" del 1945 si ag-
gregano alla grande ammucchiata ideologica della destra triestina.
Ma con l'arrivo di Berlusconi le cose cambiano.
La lista dei "travestiti di San Giusto" si apre nel 1997.
Gli ineffabili che stru-mentalizzano la sigla "Orfani di Guerra" sentono l'aria che cambia, e piazzano la propria lapide giusto prima della nomina dello squadrista milanese Ignazio La Russa a Ministro della difesa nel governo Berlusconi IV°.
Gli sdoganati di San Giusto a Trieste.
Gli sdoganati nel 2011: con la cacciata di Berlusconi il delirio raggiun-
ge l'apice e vuole mettere il cappello su un caso irrisolto: la "famiglia po-
lesana" e il "grigioverde" garantiscono: tutta colpa dei comunisti slavi!
Così, finito Berlusconi, finisce anche l'alluvione di lapidi a San Giusto. 
Il resto è un crescendo di presenzialismo e una frana di credibilità.
Il delirio raggiunge il suo apice nel 2011 quando i travestiti del neofascismo esauriscono le sigle del collateralismo e sono costretti a ricorrere per ben due volte alla fantomatica "Federazione Grigioverde": prima nel 2009 e poi nel 2011, quando (anche a nome di una non ben chiara "famiglia polesana") allungano le mani sulla "strage di Vergarolla", uno dei tanti fatti non chiariti che il piagnisteo giuliano-dalmata ha inteso arruolare nel suo delirio vittimista.

Nessun commento:

Posta un commento