15 luglio 2021

Ma guarda: l'ideatore della "sorpresa di Carzano" figura anche tra gli ideatori dell'impresa di Fiume

Partecipò attivamente alle mene politiche che portarono alla "impresa di Fiume". Lo fece mentre era in divisa, dalla sua scrivania dei servizi segreti del Regio Esercito. E si trattava, già allora, di "servizi deviati".
Il maggiore Finzi, dei servizi segreti militari. Oggi lo si ricor-
da soprattutto per aver organizzato il colpo di mano chiamato
 "Il fatto di Carzano" sul fronte della Valsugana, in Trentino.
Il maggiore Finzi (alias Pettorelli La Latta) faceva parte di una una rete informale vasta e ramificata che aveva intossicato le forze armate e che da Badoglio scendeva fino ai due governatori militari d'Istria e di Dalmazia (ammiragli Cagni e Millo) che si era sviluppata sotto lo sguardo benevolo del Presidente del Consiglio Orlando. Quando arrivò Nitti la rete fu smantellata, ma la valanga si era già messa in movimento.

"...uno fra i più intraprendenti ufficiali dell’Ufficio informazioni truppe operanti (ITO), e cioè il tenente colonnello Cesare Finzi, alias Pettorelli Lalatta. Finzi si è già distinto nel 1917 come protagonista di una brillante operazione – la «sorpresa di Carzano», vale a dire l’irruzione nelle linee nemiche grazie all’aiuto di un irredentista bosniaco – che avrebbe potuto mettere in crisi il fronte austriaco in Valsugana, se non fosse stata condotta dai comandi locali nel peggiore dei modi possibili." 

"Nel giro di pochi mesi si è già compiuta una perfetta saldatura fra l’intelligence italiana e il movimento nazionalista, presente in forze nella Venezia Giulia. L’operazione è stata facilitata dalla presenza all’interno dell’ITO (uffici Informazione Truppe Operanti N.d.T.) di un buon numero di ufficiali giuliani provenienti dal fuoriuscitismo irredentista."

"Qui le autorità militari non sentono le remore che a Trieste conducono Petitti di Roreto a prendere le distanze dai suoi iperattivi spioni. Grazioli [il generale comandante di piazza, N.d.T.] mette infatti senza problemi armi, equipaggiamenti, addestratori e caserme a disposizione dei volontari al comando del capitano Nino Host – anche lui ovviamente ex ardito e volontario irredento, che durante la guerra ha mutato il suo secondo cognome Ivessich in Venturi – cui il Consiglio nazionale si è risolto ad affidare il compito di arruolare una Legione fiumana e il quale opera in stretto contatto con il Comitato per le rivendicazioni nazionali, che in Italia coordina tutta la galassia dei gruppi ultranazionalisti e che è presieduto da Giovanni Giuriati, presidente anche della Trento e Trieste e capace di fungere da intermediario fra gli ambienti cospirativi, personaggi chiave dell’apparato militare come gli ammiragli Cagni e Millo e lo stesso vicecapo di stato maggiore Badoglio."
Raoul Pupo, "Fiume città di passione", Editori Laterza. Edizione del Kindle.

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