La "putana" o "pinza" è un dolce molto semplice che, prima ancora dell’avvento delle stufe, veniva cucinato sotto una campana chiamata "covercio", ricoperta dalle braci del camino.
Per Pasqua si faceva la pinza, un dolce poco dolce confezionato con quel che c'era in casa: farina (anche "tagliata" con la farina gialla di mais), un mestolo di brodo avanzato, lievito, sale e zucchero.
👉L'impasto era impreziosito da fichi secchi, uvetta, noci e semi di finocchio, succo d'arancia e anche un bicchierino di rum.
Si mangia tiepida: "Na feta de putana, un bicer de vin dolse e un bon cafè".
La pinza veneta: nelle vecchie case di campagna si cucinava sul fuoco vivo del camino di casa, il "fogolar davèrt", simbolo assoluto della famiglia. Pinza veneta e pinza triestina erano dolci assai diversi, però uniti dal metodo che si usava per cuocerli nel camino di casa, chiamato covercio nel Veneto e campana o peka sulla costa dalmata. Erano cappe di ferro battuto che trasformavano un fuoco in un forno è il trait d'union culturale di due tradizioni diverse e parallele. |
Il termine Görzer (goriziana) allude al fatto che la ricetta è giunta in Austria a metà del XIX secolo dalla Contea Principesca di Gorizia e Gradisca.
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