La vigilia di Natale era una giornata di attesa interamente dedicata alla preparazione della cena serale, che di fatto chiudeva la penitenza dell'avvento e il rigorosissimo digiuno della vigilia (che di solito terminava all'imbrunire).
Il merluzzo fu introdotto sulle mense popolari e proletarie anche nelle zone costiere. Era stato fatto conoscere dal nobile Pietro Querini Stampalia, ancora nel Quattrocento. Già da prima era sulle nostre mense col nome di baccalà (conservato nel sale); ma anche lo stoccafisso (conservato essiccandolo all'aria) divenne da noi "bacalà". |
Una bella disanima delle usanze natalizie negli anni asburgici si trova nel sito Istria on the Internet e interessanti sono anche le pagine dedicate al cenone della Vigilia e al pranzo di Natale del sito della Edit di Fiume. |
👉Nelle ore del mattino si pestava con arte il baccalà (bakalarh) sia che fosse quello sotto sale (baccalà) o quello seccato all'aria (stoccafisso), in ogni caso sempre senza sfregolarlo (sbriciolarlo), per poi metterlo a bagno per una buona ora.
👉La seconda incombenza era di tirare il collo al cappone o al gallo, di appenderlo ad un chiodo a testa in giù, per farne uscire il sangue: avrebbe rallegrato la mensa del pranzo di Natale. La padrona di casa, che aveva impastato il pane prima ancora di andare alla messa dell'aurora, scaldava il forno e vi metteva ad arrostire el pan conzà con l'olio d'oliva.
👉Nel pomeriggio veniva acceso el zoco (il ceppo di legno), il più antico segno del Natale, che dall'ampio focolare avrebbe rallegrato l'ambiente con il suo calore e gli scoppiettii. Sarebbe rimasto acceso sino a Capodanno e magari sino all'Epifania. Quel fuoco si caricava di molti simboli: forza purificatrice, immagine del sole che riprendeva ad alzarsi sull'orizzonte dopo il solstizio invernale, simbolo dell'anno che si consumava.
👉Nella ritualità collettiva, scandita dalle funzioni religiose del rito cattolico, queste giornate di fine anno erano pregne di ritualità spontaneamente apprese da tradizioni che si perdevano nella notte dei tempi e richiamava i riti pagani.
👉Nell'Istria moderna era comunque diffusa la pratica della preparazione del presepio. Gli alberi di Natale, invece, non erano conosciuti se non da una rara élite di famiglie della borghesia tedesca e dell'ufficialità militare, presenti in gran numero a Pola e a Trieste, cui si accodavano le famiglie benestanti, desiderose di sentirsi alla pari dei padroni di allora.
👉Nel pomeriggio veniva acceso el zoco (il ceppo di legno), il più antico segno del Natale, che dall'ampio focolare avrebbe rallegrato l'ambiente con il suo calore e gli scoppiettii. Sarebbe rimasto acceso sino a Capodanno e magari sino all'Epifania. Quel fuoco si caricava di molti simboli: forza purificatrice, immagine del sole che riprendeva ad alzarsi sull'orizzonte dopo il solstizio invernale, simbolo dell'anno che si consumava.
👉Nella ritualità collettiva, scandita dalle funzioni religiose del rito cattolico, queste giornate di fine anno erano pregne di ritualità spontaneamente apprese da tradizioni che si perdevano nella notte dei tempi e richiamava i riti pagani.
👉Nell'Istria moderna era comunque diffusa la pratica della preparazione del presepio. Gli alberi di Natale, invece, non erano conosciuti se non da una rara élite di famiglie della borghesia tedesca e dell'ufficialità militare, presenti in gran numero a Pola e a Trieste, cui si accodavano le famiglie benestanti, desiderose di sentirsi alla pari dei padroni di allora.
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