A fine Ottocento era diventata il porto dell'Ungheria sull'Adriatico ed era una città orgogliosa dello stato di corpus separatum di cui godeva.
Con i suoi 1.200 operai la "Manifattura Tabacchi" di Fiume era l'impianto industriale più grande dell'intera provincia del Carnaro. Aprì nel 1851.
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Ma Fiume (che così si chiama-va sotto l'Ungheria) non aveva
raggiunto, nell'età della rivolu-zione industriale e degli imperi, uno stato industriale all'altezza della sua fama portuale e istituzionale.
Foto in bianconero tratte dal sito www.lokalpatrioti-rijeka.com.
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👉Era una città di mare a vocazione commerciale e tale restò anche dopo il periodo di sviluppo economico e culturale di fine Ottocento.
Una situazione che semmai si accentuò sotto il Regno d'Italia.
👉Ad annessione avvenuta, oltre al silurificio Whitehead e ai cantieri navali, i contempo-ranei consideravano degni di nota anche la Raffineria di Olii minerali (160 maestranze), la società fiumana per l’industria dei legnami (120), alcune imprese edili che impiegavano un centinaio di manovali e, soprattutto, la Manifattura dei
Il grande edificio della direzione a fine Ottocento, quando si affacciava sulla riva che in seguito venne occupata dalla stazione ferroviaria.
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tabacchi (1.200).
C'erano inoltre industrie della carta, del legno, degli alimenti, ma l’impianto industriale più grande della provincia del Carnaro si occupava di tabacco.
(dati tratti da: "Camera di commercio e industria della provincia del Carnaro, Caratteristiche economiche della provincia del Carnaro", s.n.t., Fiume 1926, pp. 46 ss.)
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