Giacomo Scotti, "Il Gulag in mezzo al mare".
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Due gulag in mezzo all’Adriatico, come scrive appunto Scotti, che ritorna con un suo terzo volume su Goli e San Gregorio, le due isolette che dal 1949 al 1955 sono state i luoghi della deportazione di migliaia di oppositori, soprattutto comunisti cominformisti. Cioè stalinisti.
La rottura Tito-Stalin del 1948, trasformo l'URSS da "faro del socialismo" in minaccia per la neonata Jugoslavia titoista, che prese le sue misure interne definite di autodifesa.
Tra i dissidenti che partivano di solito dal molo di Buccari-Bakar: ci furono molti italiani, i “monfalconesi” in particolare, cioè quei militanti del PCI di Togliatti che, immigrati dall’Italia, volevano costruire il socialismo in Jugoslavia.
Solo che, rimanendo legati all’ortodossia sovietica, cioè al comunismo divenuto “sbagliato”, conobbero l’inferno dei gulag adriatici. Una bella sfiga, verrebbe da dire. E gli slavi non volevano sentir ragione, perchè vedevano nei militanti italiani la longa manus dello spionaggio sovietico (tramite qualche personaggio di spicco del PCI triestino).
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