14 ottobre 2017

La disavventura di Pietro Querini, il veneziano che portò lo stoccafisso dalla Norvegia

A Venezia il merluzzo era il bacalà, per asso­nanza col bacalau spagnolo e il ba­calhao portoghese (entrambi presi dal latino baculus, che significa bastone) ma nel nord Europa il mer­luzzo era chiamato stockfish (da stock, bastone e fish o vish, pesce). Ma com'è che a Venezia il nordico e duro stoccafisso è ancora oggi chiamato bacalà?
baccalà stoccafisso
La rotta del viaggio del mercante veneziano Pietro Querini dalla
mediterranea isola di Creta al largo dell'Irlanda, dove l'equipag-
gio abbandonò la nave e si affidò alla buona sorte. I sopravvissu-
ti approdarono a Rost, nella Norvegia settentrionale.
Era il 25 aprile 1431 quan­do una nave veneziana salpò dall'isola Creta al comando di Pietro Querini alla volta delle Fiandre (Belgio) con un carico di 800 barili di vino Malvasia, spezie, cotone, cera e altre mercanzie di valore.
L'equipaggio era composto da sessantotto uomini.
👉Di là di Gibilterra, il 14 settembre, il vascello venne sorpreso da ripetute tempeste che lo spinsero per giorni verso ovest, al largo dell'Irlan­da.
Nel mezzo delle tempeste si ruppe il timone e la nave disalberò andando così alla deriva per diverse settimane.
La nave seguì così la corrente del Golfo finchè il 17 dicembre l'equipaggio decise di abbandonare la nave semiaffondata e si divise su due scialuppe.
pietro querini
In 18 si imbar­carono sulla più piccola e in 47 sulla più grande, compresi i tre ufficiali. Della prima imbarcazione non si ebbe più alcuna notizia, ma la più grande dopo circa un mese, fra razionamenti di viveri e morti continue, toccò for­tunosamente terra il 14 gennaio 1432 nell'isola deserta di Sandoy,  nell'arci­pelago norvegese delle Lofoten, con soli 16 marinai superstiti tra cui lo stesso Pie­tro Querini.

La popolazione di Røst (che i veneziani chiama­rono Rustene, circa 120
abitanti) era dedita alla pesca e all'essiccazione dello stoccafisso. "Que-
sti di detti scogli sono uomini purissimi e di bello aspetto, e così le don-
ne sue, e tanta è la loro semplicità che non curano di chiuder alcuna sua
roba, né ancor delle donne loro hanno riguardo: e questo chiaramente
comprendemmo perché nelle camere medeme dove dormivano mariti e
moglie e le loro figliuole alloggiavamo ancora noi, e nel conspetto nostro
nudissime si spogliavano quando volevano andar in letto; e avendo per
costume di stufarsi il giovedì, si spogliavano a casa e nudissime per il
trar d'un balestro andavano a trovar la stufa, mescolandosi con gl'uo-
mini (...)." (Pietro Querini, relazione al Doge)

👉I supersti­ti sopravvissero per undici giorni sulla costa nutrendosi di patelle e accendendo fuochi per scaldarsi finché furono av­vistati da pescatori dell'isola di Røst che li portarono in salvo ospitandoli nelle loro case.
I veneziani rimasero circa quattro mesi nell'isola, e Querini al suo ritorno scrisse una dettagliata relazione per il Doge e il Senato vene­ziano in cui illustrò come per alcuni marinai quell’isola era diventata una sorta di paradiso terrestre (e i disinvolti costumi del luogo ebbero a quanto pare la loro 
baccalà stoccafisso
"I stocafisi seccano al vento e al sole senza sale, e perché sono pesci di
poca umidità grassa, diventano duri come legno. Quando si vogliono
mangiare li battono col roverso della mannara, che gli fa diventar sfi-
lati come nervi, poi compongono butiro e specie per darli sapore: ed
è grande e inestimabil mercanzia per quel mare d'Alemagna." (Pietro
Querini, relazione al Doge)
parte) tanto che al­cuni di loro non vollero tornare a Ve­nezia.
👉Comunque, dopo 101 giorni nell'ospitale villaggio di Rost, Querini deci­se di ripartire per Venezia portando con sé 60 stoccafissi seccati al vento.
Nel 500esimo anniversario del nau­fragio gli abitanti delle Lofoten hanno eretto un cippo in suo onore nell'isola di Rost, senza contare che un'isola delle Lofoten è stata chia­mata Sandrigøya, isola di San­drigo, in onore della città vicentina dove si tiene la sagra del baccalà e dove è stata anche intestata una piazza a Røst.
baccalà stoccafisso
L'importazione dello stoccafisso prosegue tuttora (in foto uno stockfish norvegese in un negozio di Bassano del Grappa) e l'abitudine di chiamarlo baccalà è rimasta anch'essa, anche se il termine baccalà andrebbe più correttamente associato al merluzzo in arrivo dal Golfo di Biscaglia che risulta da un'altro tipo di lavorazione: la conservazione sotto sale e lo stoccaggio in barili o casse di legno.

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