11 marzo 2012

"L'arcivescovo del genocidio"

Un libro certamente di parte che però non racconta balle.
Fascismo croato
Vedi recensione UAAR. L'autore ha incontrato
difficoltà a pubblicarlo in italiano, ma nel 1999
l'editore Kaos di Milano l'ha infine pubblicato.
E' la considerazione che viene in mente per questo libro, diretto contro l'incredibile Aloizije Stepinac, l'arcivescovo filo-ustaša poi condannato da Tito a 16 anni di carcere (ne scontò solo cinque) che però venne sempre sostenuto dal Vaticano.
La descrizione delle atrocità commesse dai cattolici ustaša croati ai danni dei serbo-ortodossi di Croazia e Bosnia fanno impallidire persino quelle perpetrate dalle SS tedesche contro gli ebrei, ed è tutto dire. Un prelato diresse l'amministrazione del lager di Jasenovac (dove fu annientata la gran parte dei serbi): il frate francescano Miroslav Filipović-Majstorović detto “Fra’ Satana”. Egli appare nel libro fotografato sia in divisa ustascia che in abito talare. Smembramenti, squartamenti, sgozzamenti, mutilazioni, stupri delle donne serbe e amputazione delle loro mammelle, occhi umani usati come trofeo, lingue tagliate e appese alla cintura come testimonianza delle loro imprese: lo stesso Sichereit Dienst (servizio di sicurezza delle SS naziste) ne fu disgustato e protestò vibratamente presso i comandi germanici perché ponessero un freno ai macellai ustaša.

Con la caduta del nazismo, Ante Pavelic, prima di fuggire, affidò a monsignor Stepinac 36 bauli colmi di preziosi, sottratti agli ortodossi, che furono custoditi in Vaticano e amministrati dalla banca vaticana IOR, Tra i fuggiaschi vi erano anche vescovi compromessi, come Ivan Saric e Jozo Garic, che si nascosero in conventi francescani austriaci.
Monsignor Stepinac invece rimase a Zagabria, il governo di Tito propose alla santa sede di richiamarlo a Roma, ma questa rispose di no, perciò fu arrestato e condannato a sedici anni di reclusione e poi scarcerato dopo cinque.
Alla fine del 1946 "L'Osservatore Romano" commentò che Stepinac era stato araldo della fede cristiana contro il comunismo, il 12 gennaio 1953 papa Pacelli gli attribuì la porpora cardinalizia, egli morì di morte naturale nel 1960 e nel 1998 fu beatificato da Giovanni Paolo II.

Come ebbe a commentare Eleanor Roosevelt ad Avro Manhattan, lo scrittore che stava svolgendo ricerche sulle atrocità commesse dai cattolici in Croazia: "La Germania nazista non c'è più. La Chiesa cattolica è ancora fra noi, più potente che mai, con la propria stampa e la stampa mondiale ai suoi piedi. Qualunque cosa verrà pubblicata in futuro sulle atrocità non sarà creduta".

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