10 marzo 2012

Fiume era italiana (o forse no?)

A differenza di Trieste e dell'Istria, la popolazione italiana di Fiume s'era formata in tempi molto recenti, ed in particolare dopo il 1868, quando Fiume decollò come porto adriatico del regno ungherese, in ambito austroungarico ed in conseguenza della rivoluzione industriale.
Questo non pregiudica in alcun modo il diritto di nessuno, però va detto e soprattutto ricordato: l'italianità di Fiume immaginata da d'Annunzio ha, all'epoca dell'impresa fiumana, solo 30 o al massimo 40 anni d'età, e le sue basi sono fragili.
Nei secoli precedenti la città del Quarnaro certamente non era stata nè italiana nè "veneziana" come invece altri centri del litorale, ma piuttosto e soprattutto ungherese.
Alcuni dati:

► Rijeka nel 1857 era al 90% croata. Aveva poco più di 10.000 abitanti, di cui quasi 9.000 croati, un migliaio di sloveni e solo 600 italiani. Anche prendendo questi numeri con le pinze, i rapporti numerici a quell'epoca erano più o meno questi, tenendo comunque conto che anche a Fiume l'italiano, nella sua forma venetomorfa, era capito o anche parlato dalla gran parte della popolazione non italiana.
► Rijeka nel 1910 era al 25% croata. Aveva una popolazione di 50.000 abitanti. Ma gli italiani erano diventati il doppio dei croati (24.000 contro 12.000). C'erano poi 6.000 magiari, 2.300 sloveni, 2.300 tedeschi, nonchè altri gruppi minori.
► Rijeka nel 1925, dopo il fascismo e l'inclusione nel Regno d'Italia: i numeri sembrano dire 32.000 italiani e 10.000 croati (e quindi per tre quarti italiana), ma si tratta di dati inaffidabili perchè prodotti dalla propaganda fascista e dal clima politico dell'epoca.

2 commenti:

  1. Interessante, anche se - come dici anche tu - certi numeri vanno comunque presi con le pinze.
    Anche nel periodo in cui Fiume sarebbe stata al 90% croata, tuttavia, i documenti ufficiali della città, le personalità di spicco, e la stessa toponomastica erano in italiano. Il che sembrerebbe rafforzare ciò che lessi un tempo, ossia che sino al XIX secolo in Istria e Dalmazia l'appartenenza ad un gruppo nazionale od un altro non era determinata tanto da retroterra etnici o culturali, bensì "scelta" dall'interessato in base al censo ed alla classe sociale (parrebbe che lo slavo meno abbiente, raggiunto il benessere, abbracciasse la cultura italiana, propria delle classi agiate, e viceversa).

    Correttamente ricordi anche che comunque l'italiano (o il veneto) era comunque compreso e forse parlato praticamente da tutti anche nel periodo in cui Fiume sarebbe stata meno "italiana".

    Ciò detto, provocatoriamente aggiungo che le medesime considerazioni, e forse con maggior ragione, potrebbero essere fatte a chi afferma la "croaticità" di Pola, la "slovenicità" di Capodistria o financo di Trieste...

    RispondiElimina
  2. A complicare ancor più le cose c'è il fatto che sotto l'Impero Austriaco prima e Austroungarico poi le comunità locali erano libere di usare la propria lingua madre, le scuole erano in lingua madre e per l'amministrazione pubblica era obbligatorio l'uso della lingua locale negli atti pubblici. Qui a Trento )città Welsch, cioè "meridionale" o "terrona" anche le insegne e i cartelli serano in italiano o almeno in doppia lingua.
    Per quel che so la piccola Fiume preindustriale era fondamentalmente multietnica e con forti influenze venete; credo che andare oltre sarebbe un piegare la storia. Naturalmente sarebbe tutto più bello se le cose fossere semplici ma, specie da quelle parti, è sempre stato tutto maledettamente complicato.

    RispondiElimina