Da queste parti il legno era poco e prezioso. Veniva usato con parsimonia sia in edilizia che in campagna. Ma per i cancelletti dei passaggi per uomini e pecore dei muretti a secco bastava qualche ramo.
I cancelletti di legno (lese, zatoke) venivano sistemati nei punti di accesso (klanac, klančić, staza) e di passaggio tra i lotti. La loro larghezza misurava tanto quanto era necessario al passaggio dell’asino con il suo carico.
Se il cancello si trovava sulla via, corrispondeva alla sua larghezza, mentre i cancelli posti tra una parcella e l'altra erano più piccoli. I punti da cui passavano solo le pecore erano più stretti, mentre quelli tra le parcelle
confinanti, da cui si passava con gli asini e i cavalli, più larghi. Il cancello singolo rendeva possibile la comunicazione tra le parcelle e il sentiero, mentre vi si passava con le pecore e i muli carichi.
👉Per costruirli, si usava il legno più resistente. Il ginepro (smreka, breka) andava tagliato nel periodo di quiete, tra ottobre e aprile, dopo il plenilunio, al fine di assicurare una qualità duratura. Doveva poi venir ripulito dalla
Cancello "moderno" in rete e tubi da idraulico messo a chiudere un polla- io ad Orlec (isola di Cherso). Ancora oggi si realizzano cancelli di legno ma sempre più spesso vengono sostituiti da quelli nuovi eseguiti in ferro o in rete, da porte imbastite con pezzi di legno, da vecchie reti da letto o anche semplicemente da rami secchi buttati alla meno peggio. |
👉Due grossi pali, alti circa 1,5 m, venivano usati come stipiti (vratnice). Uno era un po’ più lungo, perché doveva avere la funzione di asse portante e la sua parte inferiore veniva conficcata nel terreno, oppure vi andava sistemata sotto una lastra di pietra. I due pali verticali venivano collegati da bastoni di frassino o ginepro. Nello stipite si effettuavano 7–8 buchi per conficcarvi altri paletti. Da una parte, alcuni di questi paletti sporgevano di molto, mentre dall’altra, cioè sullo stipite portante, appena un poco.
Nel caso che il buco non corrispondesse al bastone, lo fissavano con un cuneo (kunj) di legno.
Bisognava fissare separatamente il cancello di legno sul palo (stožer) di ginepro, su cui erano stati lasciati attaccati alcuni rami, precedentemente accorciati, che servivano per esser incuneati nel muro a secco.
Per far ciò, si rendeva necessario abbattere l'estremità del muro e ricostruirla interamente di modo che i rami del palo fossero fissati al suo interno, tra le pietre sistemate a croce (križ). Anche l’estremità doveva essere interrata.
👉Il cancello veniva posto all’interno della parcella e bisognava fare particolare attenzione che, al momento dell’apertura del cancello, esso ritornasse nella sua posizione iniziale. Andava fissato al palo di legno con lo spago o il filo di ferro e, per evitare che qualcuno lo aprisse spingendolo (rival va nju), veniva pure "chiuso a chiave" (zaveružit). Tagliavano un pezzo di ginepro facendo in modo di lasciare dei rami a forma di lettera "V" e lo fissavano nel muro a secco, nella parte in cui il cancello non era attaccato al palo. Attraverso l’apertura veniva inserito un uncino (kučica), ricavato pure esso dal legno di ginepro. Più tardi aggiunsero al bastone un cappio di fil di ferro, attraverso il quale s’inseriva l’uncino.
La costruzione di un buon cancello che poi durava per decenni è un lavoro prettamente maschile. Le conoscenze relative alla realizzazione di un cancello resistente si trasmettevano da generazione a generazione, sia grazie all’osservazione attenta, sia grazie alla partecipazione ai lavori. I giovani di circa 15 anni aiutavano nella fase di preparazione del legno, ma anche della costruzione vera e propria. Ogni pastore doveva essere capace di costruire un cancello.
(testo liberamente tratto da "Contributo alla Ricerca sull’Allevamento Tradizionale di Pecore nell’Isola di Cherso", Ekopark Pernat, Lubenice, Tiskara Zambelli, Rijeka, 2009).
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