Il 1° gennaio 1967, la Jugoslavia fu il primo paese comunista ad aprire le frontiere a tutti i visitatori stranieri e ad abolire l'obbligo del visto.
Il vecchio posto di confine a Kozina-Pesek, fotografato nel 2010 quando,
qualche anno dopo che la Slovenia s'era resa indipendente, era stato di- sattivato già da sei anni, mentre veniva attivato un nuovo valico, al confi- ne di Ruta, fra Slovenia e Croazia. |
Alla vecchia Jugoslavija servivano le valute forti portate dai visitatori stranieri e in breve il marco tedesco si affermò come valuta di scambio non ufficiale.
I costumi, le abitudini, lo stile di vita e i rapporti interpersonali degli jugoslavi erano più informali e più liberi di quelli occidentali, questo è quanto ricordo di quei miei primi anni jugoslavi, facendo il confronto con i numerosi tabù sociali che ancora ammorbavano l'aria del Trentino da cui provenivo.
👉Più tardi, dopo l'implosione jugoslava e con l’allargamento dell’Unione Europea, il vecchio cavallo di battaglia antislavo dei nazionalisti di casa nostra ha riperso forza.
👉Nel 2004, quando vennero aboliti i posti di frontiera, furono costretti a trovare uno slogan patetico: “Sì all’apertura del confine. No all’ingiustizia”. Una frase che non vuol dire niente ma che ben descrive l'attitudine al lamento di chi l'ha coniata.
Nessun commento:
Posta un commento