17 giugno 2019

Il campeggio di Duttogliano

Il fascismo visto con gli occhi di un bambino. Un piccolo episodio di storia triestina, un campeggio di balilla marinaretti e avanguardisti,
(Tullio Kezich, "Il campeggio di Duttogliano", Sellerio, Palermo, 2004)
in quella terra allora italiana di Slovenia, in un "camp" organizzato dalla scuola del regime.
Il piccolo protagonista vi partecipa con entusiasmo, ma alla fin fine fugge via avventurosamente.
Questo lavoro di Tullio Kezich è probabilmente l'unica narrazione letteraria di un'esperienza che tutti gli italiani cresciuti tra le due guerre hanno fatto, quella dell'inquadramento nelle organizzazioni giovanili del regime fascista. "Adesso Duttogliano si chiama Dutovlje e fa parte della Repubblica Slovena. Ma una volta, parlo degli anni prima della guerra, lassù c’era il Regno d’ Italia e le bettole del Carso erano piene di gitanti triestini. Negli stanzoni c’era odore di pollo fritto, i bicchieri di Terrano lasciavano cerchi scuri sui tavoli e il prosciutto color corteccia veniva tagliato a grosse fette.”
(Tullio Kezich, “Il campeggio di Duttogliano
👉Il racconto compone davvero un quadro d'epoca: la memoria storica di Trieste con il suo dissidio tra slavi e italiani; l'eccitazione delle velleità autoritarie dentro l'ambiente di una comunità chiusa; infine il vivido ritratto di un padre che non rinuncia a difendere con tenacia la propria dignità etica nella vita quotidiana.

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