28 maggio 2017

Rakija, come son chiamate le grappe nei Balcani...

Si pronuncia con l'accento sulla "i" ed è l'equivalente balcanico della nostra grappa. O meglio, della nostra "sgnapa", per dire di un distillato fatto in casa con quello che c'è a portata di mano, mettendoci sempre molta, molta inventiva. La Rakija è popolare, multiforme e a bassa tecnologia, ma sempre molto alcolica...
rakija slivovica
Nei Balcani si beve molto. Il 70% delle prugne raccolte in Serbia vanno a
finire nella produzione di sljivovica. E l'infuocata pripečenica, la rakija
distillata due volte, ha un tasso alcolico che può superare il 65%.
Si trovano con la grafìa rakia oppure rakija, in ogni caso sono dei superalcolici ricavati per distillazione o anche per fermentazione da una base di frutta, non necessariamente uva.
La rakija più gettonata è sicuramente la slivovica (che è a base di prugne). Seguono la kruskovac (a base di pere) e la raffinata travarica (con ben 23 erbe aggiunte alla base di slivovica).

rakija slivovica
Tutti distillano di tutto. Qui la nostra grappa contadina sarebbe chiamata komovica (da kom=vinacce), sarebbe solo una delle innumerevoli varianti, che possono essere a base di albicocche, pesche, amarene, fichi, more, cotogne, senza alcun limite che non sia quello della fantasia. In foto: la distillazione è una radicatissima usanza popolare che coinvolge tutti i membri della famiglia (come accade coi gozzovigli campestri che si consumano attorno allo spiedo).

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