22 aprile 2015

Il Caffè degli Specchi a Trieste

Il caffè di rappresentanza della città si affaccia sulla grande piazza che s'apre sulle rive.
caffè degli specchi
Il più frequentato caffé di Trieste si trova proprio nel salotto buono del-
la città ed è il Caffé degli Specchi, al pianterreno del Palazzo Stratti (in
piazza Unità d'Italia). Gareggia per raffinatezza ed eleganza con le altre
due perle cittadine: il Caffè Tommaseo ed il Caffè San Marco.
caffè degli specchi
A dare il nome al caffé tanto amato da letterati del calibro di James
Joyce, Italo Svevo e Franz Kafka "fu l’idea del primo gestore del loca-
le, di ricoprire le pareti con incisioni, realizzate su specchi recanti cia-
scuno il ricordo di un fatto storico dell’Ottocento europeo. Gli specchi
avevano inoltre il gran pregio di dare luminosità al locale anche alla
flebile luce del tramonto, consentendo così il prolungamento della
permanenza dei clienti nel locale senza l’uso di lampade ad olio".
(info dal sito ScoprendoTrieste.it)
All’inaugurazione, avvenuta nel lontano 1839, seguirono problemi di carattere finan- ziario che spinsero il proprie- tario alla cessione dell’intero edificio alle Assicurazioni Generali. Nel 1846 il caffé riaprì i battenti sotto la dire- zione di Nicolò Priovolo, il quale cedette l’attività nel 1884 a due professionisti del settore del caffé: Antonio Cesareo, già gestore del Caffé Stella Polare e Vincenzo Carmelich. Nel 1933 i due ristrut- turarono i locali e introdus- sero una novità: la corrente elettrica.
👉Durante la Seconda Guerra Mondiale il caffé venne requisito dai militari e adibito ad alloggio per truppe, magazzino e stalla. Nel 1945 gli anglo- americani lo utilizzarono come quartier generale per la Royal Navy (la marina britannica). Fino al 1954, anno in cui Trieste venne annessa all’Ita- lia, il caffé permetteva l’in- gresso ai triestini solamente se accompagnati da militari britannici.
Ai giorni nostri, dei molti specchi affissi alle pareti (e che vennero sottratti a più riprese dai diversi eserciti d’occupazione di passaggio in città) ne rimangono esposti soltanto tre originali, mentre gli altri sono conservati in luogo appartato per proteggerli dall’umidità e dalla salsedine.

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