13 febbraio 2015

Gli "italiani brava gente" nella RAI di Bruno Vespa

Questo mito, molto duro a morire, è cresciuto nel dopoguerra democristiano, quando fascisti e criminali di guerra erano ancora in servizio attivo, riciclati e infrattati nelle pieghe della Repubblica nata dalla Resistenza (*).
foibe Bruno Vespa
La figura barbina di Bruno Vespa nella trasmissione "Porta a porta" per
la "Giornata del Ricordo" del 2012. Il popolare anchorman presentò que-
sta foto (fucilazione di partigiani slavi ad opera di  reparti dell'esercito
italiano) come "prova" della nefandezza antiitaliane dei partigiani jugo-
slavi. La figura barbina non merita commenti. Nota: Vespa si si giusti-
ficò dicendo che l’immagine "è tratta da un libro sloveno". Ma si è solo
limitato a sdoganare la propaganda fascista.
Solo dopo la svolta generazionale, dovuta alla scomparsa fisica per motivi di età, le sacche di connivenza e i silenzi complici hanno iniziato ad essere scandagliati dagli storici.
Tra i primi ci fu lo storico Angelo del Boca, soprattutto per quanto concerne la condotta delle forze armate italiane in Africa.
Più tardi e più timidamente, la stessa scoperta dell'acqua calda riguardò anche il nostro comportamento in Jugoslavija.
Così, mentre i neofascisti portati al governo da Berlusconi lanciavano sui media l'"operazione foibe", l'opinione pubblica più avvertita seguiva con interesse i risultati delle più recenti indagini storiche sul fascismo e, quasi inaspettatamente, veniva alla luce il torrente - questo sì carsico - delle testimonianze.
(*) Lo stereotipo buonista degli italiani presunta "brava gente" scimmiotta il titolo del film di uno dei padri del cinema neorealista, Giuseppe De Santis, film ambientato nella carneficina dei reparti ARMIR mandati in Russia da Mussolini per farsi bello con Hitler.

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