12 novembre 2012

La tristezza dei profughi giuliano-dalmati

La nostalgia giuliano-dalmata si nutre di falsi storici, come ben sa chi ha avuto occasione di entrare in contatto col loro ambiente.
Mussolini e D'Annunzio, i due avventurieri che hanno
sfasciato il tessuto civile di Istria, Fiume e Dalmazia.
Ricordo un raduno di profughi al Vittoriale di D'Annuzio presso Salò, cioè nella ex-capitale della Repubblica di Mussolini. Avevo accompagnato in auto i miei parenti arrivati apposta dall'Australia: commozione e ricordi comuni, certo, ma accompagnati da saluti romani, labari e gagliardetti. E poi l'anticomunismo viscerale, quello che va esibito sempre e comunque, anche quando non serve. La loro era una memoria distorta e incline alla falsificazione. Forse comprensibile, ma certo non giustificabile. Per sopportare il dolore della perdita e dello sradicamento si erano inventati una storia parallela basata sulla falsificazione storica:
Come se la ripetizione compulsiva di un evidente falso storico potesse sostituirsi ai fatti e alla verità.

2 commenti:

  1. Il falso è nella parte in cui dice "scacciati" o nella parte in cui dice "da secoli era la nostra terra"?
    Se ti riferisci a scacciati, direi che in un certo senso - seppure con molte precisazioni - si può dire sia vero.
    Ma seguando il link, immagino tu intenda riferirti alla seconda parte della frase.
    Ho già postato il mio pensiero al post raggiungibile dal link (quello sulla "non italianità" di Fiume sino al secolo XIX inoltrato).
    A mio parere, semplicemente, non vi fu una fuga di croati con arrivo in massa di italiani a Fiume: certo l'industrializzazione della città e l'apertura del silurificio possono avere attratto molti istriani o italiani - come pure molti slavi, il che spiega il rapido aumento di popolazione! Tuttavia ritengo che sino al XIX secolo il concetto di appartenenza "nazionale" fosse molto più fluido: molte persone o famiglie che in precedenza avevano abbracciato la cultura croata, preferirono poi identificarsi con quella italiana, per tutta una serie di ragioni (economiche, culturali, sociali, ecc.) che sarebbe troppo complicato riepilogare.
    Quindi, sempre inquadrando la questione da questo punto di vista, non è poi così infondato ritenere che coloro che nel secondo dopoguerra abbandonarono Fiume fossero discendenti di autoctoni fiumani.

    Per quanto attiene invece il litorale istriano, o per Zara, invece, con molta serenità ti scrivo che non sono d'accordo con il tuo pensiero: non è falso affermare che queste ultime terre che ho elencato siano state in compatta maggioranza per secoli di cultura italiana (o, se preferisci, veneziana), sia pure con molte precisazioni.

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  2. Nemmeno io penso che che a Fiume ci sia stata una fuga di croati con arrivo in massa di italiani; credo che la presenza italiana sia cresciuta soprattutto per lo sviluppo della città-porto in senso moderno. Per quanto riguarda Zara hai perfettamente ragione, non solo, ma la stessa cosa vale anche per l'Istria occidentale, Pola compresa, per quanto ne so. Infine è ovvio che i miei parenti e tutti gli altri 300.000 profughi erano e si sentivano italiani.

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