5 settembre 2012

Il bel risultato delle politiche fasciste

La rivolta anti-italiana del contado slavo arrivò dopo l'8 settembre 1943, con l'armistizio di Badoglio, quando tutti capirono che il fascismo era finalmente finito. 
Una delle tante foto propagandistiche strumentalizzate dal
piagnisteo giuliano-dalmata.
Vennero allora al pettine i nodi sociali, etnici, politici ed ideologici lasciati in eredità da d'Annunzio e Mussolini e dall'intero sistema economico, burocratico, amministrativo, militare e poliziesco che innervava la dominazione fascista nel litorale.
👉Il contadino slavo contro il possidente italiano, il proletario slavo contro gli spedizionieri italiani, l'entroterra slavo contro le città italiane, la resistenza di Tito contro l'occupazione nazifascista tedesca e italiana.
Frutti avvelenati lasciati da noi italiani brava gente, cose che i professionisti del piagnisteo giuliano-dalmata non hanno mai riconosciuto. Si sono spinti fino al punto di usare i propri figli come testimonial del proprio strabismo storico.

Italianizzare! (nell'aprile del 1941 le forze dell'Asse italo-tedesco occuparone l'ex Regno di Jugoslavija. In Dalmazia le insegne scritte in croato vennero sostituite da scritte in italiano, proibiti giornali, manifesti, vessilli croati; sciolte le società culturali e sportive, imposto il saluto romano, ripristinati i cognomi italiani con lo stesso decreto emanato durante l'impresa fiumana di d'Annunzio).

Eliminare tutti! (così si esprimeva il generale Orlando: « ...è necessario eliminare: tutti i maestri elementari, tutti gli impiegati comunali e pubblici in genere (A.C., Questura, Tribunale, Finanza ecc.), tutti i medici, i farmacisti, gli avvocati, i giornalisti, ... i parroci, ... gli operai, ... gli ex-militari italiani, che si sono trasferiti dalla Venezia Giulia dopo la data suddetta»).

«Si ammazza troppo poco» (così scriveva nel 1942 il generale Mario Robotti, comandante dell'XI° Corpo d'Armata italiano in Slovenia e Croazia. Per lui i rastrellamenti, i villaggi incendiati, le esecuzioni sommarie, gli internamento dei civili non bastavano a piegare la resistenza slava. Il suo diretto superiore, generale Roatta raccomandava l'uso dell'aviazione e dei lanciafiamme per distruggere i paesi).

«Testa per dente» (così scriveva il generale Mario Roatta, comandante della II Armata italiana in Slovenia e Croazia (Supersloda) il quale nel marzo del 1942 aveva diramato una Circolare 3C nella quale si leggeva: "Il trattamento da fare ai ribelli non deve essere sintetizzato dalla formula dente per dente ma bensì da quella testa per dente".


Gli internati nei campi italiani: (dalla relazione del generale Gambara, dicembre 1942: « Logico ed opportuno che campo di concentramento non significhi campo d'ingrassamento. L'individuo malato sta tranquillo [...] Le condizioni da deperimento dei liberati di Arbe sono veramente notevoli - ma Supersloda da tempo sta migliorando le condizioni del campo. C'è da ritenere che l'inconveniente sia praticamente eliminato" ». Sui campi italiani in Jugoslavija nel 1941-43 vediil sito www.storia XXIsecolo.it.

5 commenti:

  1. Voglio essere chiaro: non negherò mai i gravi ed atroci crimini del fascismo, soprattutto in queste complesse terre.
    Ma soprattutto non li giustificherò.

    Quella che viene descritta come una "legittima" reazione a tali ingiustizie, però, non solo è stata abilmente strumentalizzata dai nazionalisti slavi, ma ha un altro grave difetto: che si è posta sullo stesso piano dell'ingiustizia che dichiarava di combattere. E nonostante questo è spesso negata, sempre giustificata.

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  2. In materia di nazionalismo slavo c'è solo l'imbarazzo della scelta, i cetnici e gli ustascia non erano (e non sono) certo campioni di democrazia. Che gli slavi abbiano strumentalizzato l'operato del fascismo è automatico. In Alto Adige tutto si limitò all'obbligo della lingua e all'abolizione delle scuole tedesche, e ancor oggi non siamo particolarmente simpatici a quelle popolazioni. Quì il fascismo è stato ben altra cosa.

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  3. Se davvero la "rivolta" antifascista degli slavi fosse stata davvero giusta, e se davvero i titini fossero stati i liberatori portatori di giustizia come amano dipingersi...
    a parte un primo sbandamento iniziale comprensibile, questi ultimi avrebbero placato, e non fomentato gli animi; avrebbero sottoposto a processi giusti ed equi i responsabili di crimini (e per processi giusti ed equi intendo: con giudice, con difesa, con possibilità di difendersi, con un verbale del processo), comminando (in caso di condanna) pene proporzionate al fatto; avrebbero impedito certe degenerazioni (dalle foibe all'imbrattamento con falce e martello del foro romano di Pola, dalle esecuzioni sommarie a quelle nei confronti di chi solo ammainava la bandiera iugoslava, ecc.); avrebbero punito quegli elementi a loro interni che si rendevano responsabili di scorrettezze più o meno efferate; non avrebbero modificato unilateralmente la toponomastica; insomma, non avrebbero commesso quelle piccole e grandi prepotenze tipiche dell'arroganza fascista.
    Certo, magari così aver ragione di certe sacche nazifasciste avrebbe richiesto più tempo, ma il pregio della giustizia è anche il suo limite: essendo giusta, deve rispettare le regole.

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  4. La storia non si fa con i se e da quelle parti tutti hanno avuto le loro colpe. Io continuo a pensare che alla radice di queste cose ci sia stato il groviglio nazionalista di fine-inizio secolo. Contro l'aggressore nazi-fascista entrarono nell'esercito partigiano anche persone come Franjo Tuđman, un tipetto che più tardi (nel 1989)scrisse: «Il genocidio è un fenomeno naturale, in armonia con la natura mitologicamente divina della società. Il genocidio non è solo permesso, è raccomandato, perfino ordinato dalla parola dell'Onnipotente, tutte le volte che sia utile per la sopravvivenza o il ripristino del dominio della nazione prescelta, oppure per la conservazione o la diffusione della sua unica e giusta fede.»

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  5. Balle!I cattivi sono gli slavi che hanno sempre odiato gli italiani.

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